Covid, Riccardi: «È ora di liberare le persone, non bloccheremo più gli ospedali. Stop ai tamponi a pioggia»

«Stop ai tamponi a pioggia»

Riccardo Riccardi
Quelli che stanno per arrivare, saranno giorni caldi. Con il Friuli Venezia Giulia ancora una volta nel ruolo di primo firmatario di una proposta destinata da un lato a far...

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Quelli che stanno per arrivare, saranno giorni caldi. Con il Friuli Venezia Giulia ancora una volta nel ruolo di primo firmatario di una proposta destinata da un lato a far discutere e dall’altro - se accettata - a segnare una cesura importante nella storia della pandemia. Alle spalle, invece, c’è un primo successo, determinato dal pressing efficace che ha convinto il ministero della Salute ad abbandonare la linea mantenuta per due anni e passa e ad acconsentire al ricovero nei reparti normali dei pazienti positivi asintomatici. Secondo il vicepresidente Riccardo Riccardi, però, è arrivato il momento di compiere un passo in più. E di farlo ora. 


Riccardi, lei è sempre stato del partito della prudenza. Cos’è cambiato ora?
«Tutta questa storia (e il riferimento è alla pandemia in sé, ndr) è unita da un filo conduttore: la ricerca di un fragile e difficile equilibrio tra il senso di libertà delle persone e la necessità di una protezione sanitaria che è compito di chi amministra. E oggi questo punto di equilibrio si è decisamente spostato rispetto a quanto avveniva tempo fa». 


Sta dicendo che è ora di far vincere il principio di libertà?
«Dobbiamo decidere se continuare a considerare i pazienti asintomatici alla stregua di chi invece i sintomi ce li ha o meno».

 
E sembra di capire che lei propenda per una netta distinzione...
«Non si tratta di prendere la spada e di andare in battaglia come fanno altri. Ma di affidarci ancora una volta alla scienza. Sono stati i nostri esperti (ancora diversi giorni fa, ndr) a dirci che il quadro è cambiato, che di polmoniti severe non se ne vedono quasi più». 


E che bisogna lasciare più libertà ai cittadini senza sintomi?
«Esattamente». 


È questo che chiederete alle altre Regioni e quindi al ministero della Salute?
«In settimana si terrà una riunione importante della commissione. Cercheremo di far passare un concetto chiave: un paziente fragile, mettiamo un malato oncologico, ha bisogno di un sistema di protezione totalmente diverso rispetto ad una persona che magari ha contratto il Covid ma è senza sintomi e alle spalle ha un quadro clinico perfettamente sano». 


Quindi torniamo allo stop ai tamponi per tutti...
«È proprio così, e ancora una volta è la scienza a guidarci verso questo tipo di richiesta. Non si tratta solamente di un fatto di libertà del singolo cittadino». 


Si rischia infatti di bloccare di nuovo gli ospedali...
«Quello che accade sul territorio accade anche in ospedale. I tamponi rilevano tanti sanitari positivi che però mostrano sintomi lievi, quando non inesistenti. In questo modo rischiamo di faticare nel garantire una risposta alle esigenze sanitarie della popolazione- Se continuiamo a testare tutti c’è la concreta possibilità di una nuova crisi del sistema sanitario». 


E ce la possiamo permettere?
«Questa volta no, abbiamo troppo lavoro arretrato da portare a termine».


Il virus, anche se diverso, però non molla. E il ministero accelera con le vaccinazioni. Siamo pronti?
«Molto dipenderà dall’adesione e io confido che un rialzo ci possa essere. In parte lo stiamo già notando negli ultimissimi giorni. Quando il ministero ci dirà di partire con le quarte dosi agli over 60 lo faremo». 


Lei metterebbe ancora la mascherina nelle situazioni a rischio?


«Dobbiamo farlo tutti, così come dobbiamo ricordarci di nuovo della distanza e dell’igiene delle mani. Torniamo a qualche regola di base. Funziona».  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino