Anziani "parcheggiati" in casa di riposo anche se non hanno più il covid

La casa di riposo di Maniago
PORDENONE - In Friuli Venezia Giulia ci sono sempre meno contagi, i ricoveri continuano a scendere (sono solo cinque i pazienti in Rianimazione e 200 quelli ancora positivi nelle...

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PORDENONE - In Friuli Venezia Giulia ci sono sempre meno contagi, i ricoveri continuano a scendere (sono solo cinque i pazienti in Rianimazione e 200 quelli ancora positivi nelle Aree mediche) ormai da settimane. E nemmeno l'ondata estiva, spinta dalla potenza e dalla contagiosità estrema della variante Omicron due, è riuscita davvero a mettere nuovamente in crisi il sistema sanitario regionale. Eppure ci sono delle strutture dedicate al Covid che ancora non riusciamo a lasciarci alle spalle, nonostante una situazione piatta dal punto di vista dell'epidemia. Si tratta delle Rsa dedicate al trattamento dei pazienti che (questo nella teoria) sono ancora positivi al tampone, ma che sono stati dimessi dai vari reparti (dalle Malattie infettive alle Pneumologie, ma ci sono casi che arrivano anche dalle Terapie intensive) perché non più in pericolo.


In regione queste strutture non si svuotano più e sembrano addirittura non risentire praticamente mai del calo progressivo dei contagi e dei malati. Perché si mette in moto questa dinamica? Gli ospedali respirano e le Rsa Covid rimangono sempre sotto pressione? Alla base c'è un problema che da parte dei sanitari può essere solamente sussurrato, e per ovvie ragioni non denunciato in forma ufficiale. Il pensiero, fondato sull'esperienza di ogni giorno, è però unanime: «Le Rsa Covid - spiegano i sanitari coinvolti, anche in posizioni dirigenziali - sono sempre tutte piene perché le famiglie sempre più spesso non accettano che il parente ritorni a casa immediatamente».


IL NODO
«Nella maggior parte dei casi - proseguono - si tratta di persone con più di 90 anni e con diverse patologie alle spalle». Si tratta di grandi anziani che erano già fragili prima di contrarre il virus, ma che non avevano evidentemente i requisiti per accedere alle strutture per le cure intermedie. Requisiti, questi, che sono riusciti a guadagnare proprio dopo il contagio e il trasferimento nelle Rsa dedicate al Covid. In poche parole, le famiglie spesso ne approfittano e si oppongono in tutti i modi alle dimissioni.
Il risultato? I primari degli ospedali provano in tutti i modi a chiudere le proprie Medicine Covid per tornare davvero alla normalità, ma faticano perché le Rsa dedicate alla pandemia sono sempre piene. È così a Maniago, con 15 posti su 15 occupati ancora oggi, ed è così anche a Palmanova, in provincia di Udine, con venti posti sempre saturi. Si tratterebbe, se liberati, di letti guadagnati per la fisioterapie, i trattamenti dedicati ai post-acuti e i moduli di respiro. Ma ad oggi sembra essere uno scoglio troppo grande da superare.


I NUMERI
In tutto il Friuli Venezia Giulia i posti delle residenze sanitarie assistite che negli ultimi due anni sono stati riconvertiti per diventare aree Covid sono circa un'ottantina. Si calcola che solamente la metà oggi sia occupata da pazienti ancora realmente positivi al tampone. L'altra metà è composta da grandi anziani di fatto parcheggiati nei reparti per il comportamento sempre più spesso ostile e ostativo da parte delle famiglie, alle prese queste ultime con la ricerca di una badante oppure con la lista di attesa per una casa di riposo.


L'intasamento delle Rsa Covid regionali, inoltre, produce un effetto negativo anche sulle Medicine dedicate al virus. I primari di Trieste, Udine e Pordenone stanno facendo di tutto per chiudere i reparti Covid, ma non ci riescono proprio perché la funzione drenante delle Rsa si arena di fronte alla presenza costante di pazienti che potrebbero tranquillamente essere dimessi. La provincia che soffre di più è quella di Pordenone, già orfana delle Rsa del capoluogo e di Sacile. «Purtroppo - ha spiegato il direttore generale dell'Azienda sanitaria locale, Giuseppe Tonutti - quest'estate abbiamo faticato a garantire i posti letto di sollievo per gli anziani soli». Proprio perché di spazi non ce n'era più. «Una problematica condivisa anche da Udine», ha aggiunto il dg friulano Denis Caporale.
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Il Gazzettino