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ROVIGO - Tornano numeri d’altri tempi e timori che sembravano appartenere al passato: mentre non si arresta la serie di lutti provocati dal virus, con la scomparsa di una 89enne di Rovigo che non era vaccinata e che si trovava ricoverata in area medica e semintensiva pneumologica a Trecenta, crescono i ricoverati e sono ben 82 i nuovi contagi in appena 24 ore. Una quantità giornaliera che non si toccava da marzo, nella coda della terza ondata e che fa superare quota 17mila ai polesani trovati positivi al virus da febbraio 2020, circa il 7,5% dell’intera popolazione, con l’esecuzione di quasi 100mila tamponi, cifra tonda che dovrebbe essere superata domani. Il tasso di positività dell’ultima settimana, ovvero il rapporto fra nuovi casi e persone testate, sale a 1,59%, nonostante il gran numero di tamponi eseguiti, solo mercoledì 4.170 tra antigenici e molecolari.
Tuttavia, in un Veneto quarta regione per numero di nuovi casi in rapporto alla popolazione dopo Friuli Venezia Giulia, Trentino e Val d’Aosta, il Polesine è, dopo Verona, la provincia con numeri “meno peggiori”, con 182 casi settimanali ogni 100mila abitanti a fronte di una media regionale di 225, che è quasi doppia rispetto a quella nazionale di 120.
OSPEDALI
Il dato meno rassicurante viene dal fronte dei ricoveri, con il numero di pazienti che nonostante il decesso, risale da 31 a 33, e con i posti letto occupati in Terapia intensiva da uno a due. Sono 15 i ricoverati in Area medica e semintensiva pneumologica a Trecenta, 3 in Malattie infettive a Rovigo e 13 nell’ospedale di comunità Covid a Trecenta. Il 25 novembre 2020 i ricoverati erano 116, 15 dei quali in Terapia intensiva.
Per quanto riguarda il conto più doloroso, quella di ieri è stata la 554. morte Covid di residenti in Polesine dall’inizio dell’epidemia, la 317. del 2021, la 14. di novembre. Un anno fa, secondo il dato Istat, erano state 50. Nella prima ondata, dopo i primi 4 morti di marzo, il picco si era registrato ad aprile con 28 decessi, poi 3 a maggio e 2 a giugno, mentre luglio e agosto sono stati gli unici mesi senza nemmeno una morte Covid, seguiti da settembre con 10 decessi e ottobre con 6. Dicembre e gennaio hanno poi raggiunto entrambi quota 140 morti, febbraio 44, marzo 47, aprile 38, maggio 5. E 5 sono stati i morti complessivi fra giugno, luglio e agosto, e 5 sono stati anche i decessi Covid di settembre, mentre a ottobre sono stati 2.
Le speranze, in questo momento, sono affidate ai vaccini, con la somministrazione delle “terze dosi”, che procede a tutta velocità per cercare di limitare i danni di questa quarta ondata. Nell’ultima settimana l’Ulss 5 ha messo in prenotazione oltre 100mila appuntamenti fino al 28 febbraio, anche se nel frattempo è cambiato il parametro temporale per la somministrazione, ora possibile già dopo cinque mesi dall’ultima inoculazione. Mercoledì le “dosi booster” somministrate erano arrivate a 18.594. Ieri mattina al Censer una lunga coda testimoniava l’incremento dei flussi. Del resto in questi giorni le somministrazioni quotidiane sono tornate attorno al migliaio. A questo proposito, il presidente di Federfarma Veneto, Andrea Bellon, ricorda: «Chi non trova posto nei centri di vaccinazione, può rivolgersi alla farmacia vicino a casa: il protocollo d’intesa con la Regione rimane attivo e siamo pronti a supportare anche questa nuova fase della campagna di vaccinazione».
Oggi, festa di San Bellino, patrono della diocesi di Adria e Rovigo, gli uffici dell’Ulss 5, resteranno chiusi, compreso il Cup, mentre sarà invariata l’attività di centri vaccinali e Covid point. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino