Contagi, si aggrava il fronte dei Balcani, Zaia e Fedriga: «Esercito lungo il confine»

I governatori Zaia e Fedriga ieri a Sacile all'azienda d botti Garbellotto
SACILE (PORDENONE) - Luca Zaia e Massimiliano Fedriga si incontrano alle porte di Sacile, qui dove il Veneto diventa Friuli Venezia Giulia. L’occasione è data...

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SACILE (PORDENONE) - Luca Zaia e Massimiliano Fedriga si incontrano alle porte di Sacile, qui dove il Veneto diventa Friuli Venezia Giulia. L’occasione è data dall’inaugurazione della Garbellotto, storica azienda delle botti che dopo un secolo lascia Conegliano e sfida l’emergenza sanitaria con i suoi strascichi economici, aprendo uno stabilimento che punta a coniugare l’antica manualità e le nuove tecnologie (“Intelligenza artigianale”). Inevitabile il palleggio sull’impresa che passa dalla regione in cerca di autonomia a quella con lo statuto speciale: «Avrà sempre il cuore veneto», rivendica l’uno; «Ma con l’anima friulana», rilancia l’altro. Sono solo battute, la sfida vera è tutta un’altra e vede i due governatori decisamente alleati, sul fronte della guerra al Coronavirus che arriva dall’estero. «Serve uno Schengen sanitario, con libero transito delle merci ma controlli rigorosi sulle persone», dice Zaia. Fedriga rincara: «Bisogna schierare l’esercito lungo i nostri confini».


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VICINI DI CASA I presidenti delle due Regioni partono dai numeri, che in senso assoluto sono fortunatamente modesti, ma in termini relativi hanno una particolarità: dall’inizio dell’estate, sul totale dei nuovi casi di contagio rilevati, la quota importata è pari al 55% in Veneto e all’80% in Friuli Venezia Giulia. «È inaccettabile che un territorio che ha lavorato bene si debba portare in casa di nuovo il virus per l’incuria di Paesi che non hanno adottato un piano di sanità pubblica», attacca Zaia. «Non dico di sospendere il trattato sulla circolazione europea, ma è necessaria una maggiore severità, altrimenti gli sforzi italiani risultano vani», concorda Fedriga. Quest’ultimo amministra un’area che geograficamente è la prima ad essere esposta al problema, in un intreccio fra rischi sanitari e flussi migratori, come va ripetendo da giorni: «Purtroppo non abbiamo la competenza nel controllo dei confini per bloccare gli immigrati irregolari che arrivano in Friuli Venezia Giulia, ma non possiamo essere noi a pagare le conseguenze dei mancati controlli». E il Veneto non si chiama fuori dalla questione: «I problemi dei vicini di casa sono i nostri, e viceversa, fra le nostre due regioni l’osmosi è totale dal punto di vista culturale, sociale ed economico».

LE FORZE

Di qui la necessità, secondo Fedriga, di mandare i militari lungo i 200 chilometri della demarcazione ad Est, attraversata negli ultimi dieci giorni da un intenso traffico di migranti provenienti da Pakistan, Afghanistan, Bangladesh e Sri-Lanka, tanto che il vicegovernatore Riccardo Riccardi ha già formalizzato stato di pre-allerta. Impensabile, è il ragionamento del Friuli Venezia Giulia, che la Regione possa contare solo sulle proprie forze, come invece sta accadendo all’ex caserma Cavarzerani di Udine, centro di accoglienza per i richiedenti asilo dichiarato zona rossa dopo che tre ospiti sono risultati positivi, dov’è stata inviata la Protezione Civile a supporto delle forze dell’ordine. La blindatura del confine orientale potrebbe così rafforzare l’iniziativa annunciata dal Governo a Fedriga: «Ne ho parlato con il ministero dell’Interno, ora parte un nuovo progetto per favorire le riammissioni in Slovenia. Ma al tempo stesso si deve essere severi con chi rientra e non rispetta la quarantena». Su questo la sintonia con Zaia è totale: «Vedo una certa insofferenza nel rispetto delle regole, a cominciare dall’isolamento fiduciario. Anche se la situazione è sotto controllo, dal punto di vista della gestione ospedaliera, non possiamo permetterci di ridare spazio al virus: chi arriva deve essere sottoposto subito alla misurazione della temperatura, al test rapido e, in caso di positività, alla quarantena». I FONDI Stuzzicati da Bruno Vespa, i due leghisti parlano anche del contestato Recovery Fund: «È fondamentale che non si perda l’opportunità dei finanziamenti comunitari – concede Zaia – visto che si tratta di 209 miliardi: non sono pochi. Ma bisogna anche spiegare ai cittadini che c’è pure l’altro lato della medaglia, cioè l’obbligo di fare le riforme, per esempio quella delle pensioni». «In modo collaborativo – aggiunge Fedriga – spero che nella gestione vengano coinvolte anche le Regioni. Come si è visto nell’emergenza sanitaria, le battaglie si vincono facendo squadra».
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Il Gazzettino