I corvi distruggono i campi di mais: dissotterrano le piantine e seguono le file, sono intelligenti

Corvo (Foto di Mabel Amber, who will one day da Pixabay)
SAN VITO - I corvi mettono sotto scacco, a San Vito, la coltura del mais. «Vanno catturati e portati altrove», l'appello lanciato dagli agricoltori. E se la...

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SAN VITO - I corvi mettono sotto scacco, a San Vito, la coltura del mais. «Vanno catturati e portati altrove», l'appello lanciato dagli agricoltori. E se la produzione di granoturco soffre questa volta non centrano malattie o siccità ma la colpa è tutta dei corvi. Un'invasione rumorosa e sfacciata di questi uccelli ghiotti di semi di mais che, dopo la semina di fine aprile/inizio maggio, hanno devastato decine di ettari appena seminati. Ne sanno qualcosa gli imprenditori agricoli Luca Mior e Claudio Infanti. «Non si tratta di questione da poco. Il problema è che poco dopo la semina del mais nei terreni della zona golenale del Tagliamento i corvi hanno aspettato che le piantine germogliassero per andarsele a mangiare».


VORACI E ASTUTI
I corvi sono abili: dissotterrano la piantina con incredibile rapidità seguendo il percorso delle file. «E non si tratta solo di poche piante: su 10 ettari seminati, i corvi hanno banchettato almeno su 6 ettari». Fino a qualche anno fa si potevano utilizzare prodotti repellenti, quindi gli agricoltori avevano investito per acquistare speciali kit per evitare che l'irrorazione si disperdesse. Poi sono stati introdotti semi trattati con repellenti naturali contro i corvi che, almeno qui, non hanno antagonisti diretti in natura. «Effettivamente - precisa Mior - lo scorso anno questo accorgimento (i semi trattati con repellente) aveva funzionato, ma quest'anno, forse per le piogge abbondanti, l'efficacia è stata quasi nulla, più della metà degli ettari che avevo seminato sono stati mangiati dai corvi». Si tratta di un gruppetto di poco più di una trentina di volatili. Non ne servono poi molti per fare danni seri. Sono state provate anche altre azioni, per così dire più tradizionali, per difendere i seminati. Sono stati collocati nei campi uno o più spaventapasseri, ma senza risultati.


LA CONTROMOSSA
Il problema va però risolto. «Io come gli altri colleghi danneggiati dai corvi famelici - chiarisce Mior - dovremmo mettere mano al portafogli e seminare di nuovo, sperando che i corvi non riescano a fare ancora così tanti danni». È l'occasione per lanciare un appello alle autorità regionali, a partire dall'assessore competente, perché si faccia carico del problema. «Prendendo a esempio quanto fatto per le nutrie, anch'esse una piaga, si potrebbe procedere legalmente - conclude Mior - alla cattura dei corvi mediante gabbie trappola per poi trasferire altrove questi indesiderati ospiti».


L'ALTRA STRADA


Le nutrie, che hanno colpito proprio le aree golenali, fossati e corsi d'acqua di San Vito, negli anni si sono moltiplicate fino a diventare un problema che è stato affrontato con la caccia in deroga. Una strada che gli imprenditori agricoli sanvitesi vorrebbero estendere anche ai corvi. (em) Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino