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SAN VITO - I corvi mettono sotto scacco, a San Vito, la coltura del mais. «Vanno catturati e portati altrove», l'appello lanciato dagli agricoltori. E se la produzione di granoturco soffre questa volta non centrano malattie o siccità ma la colpa è tutta dei corvi. Un'invasione rumorosa e sfacciata di questi uccelli ghiotti di semi di mais che, dopo la semina di fine aprile/inizio maggio, hanno devastato decine di ettari appena seminati. Ne sanno qualcosa gli imprenditori agricoli Luca Mior e Claudio Infanti. «Non si tratta di questione da poco. Il problema è che poco dopo la semina del mais nei terreni della zona golenale del Tagliamento i corvi hanno aspettato che le piantine germogliassero per andarsele a mangiare».
VORACI E ASTUTI
I corvi sono abili: dissotterrano la piantina con incredibile rapidità seguendo il percorso delle file. «E non si tratta solo di poche piante: su 10 ettari seminati, i corvi hanno banchettato almeno su 6 ettari».
LA CONTROMOSSA
Il problema va però risolto. «Io come gli altri colleghi danneggiati dai corvi famelici - chiarisce Mior - dovremmo mettere mano al portafogli e seminare di nuovo, sperando che i corvi non riescano a fare ancora così tanti danni». È l'occasione per lanciare un appello alle autorità regionali, a partire dall'assessore competente, perché si faccia carico del problema. «Prendendo a esempio quanto fatto per le nutrie, anch'esse una piaga, si potrebbe procedere legalmente - conclude Mior - alla cattura dei corvi mediante gabbie trappola per poi trasferire altrove questi indesiderati ospiti».
L'ALTRA STRADA
Le nutrie, che hanno colpito proprio le aree golenali, fossati e corsi d'acqua di San Vito, negli anni si sono moltiplicate fino a diventare un problema che è stato affrontato con la caccia in deroga. Una strada che gli imprenditori agricoli sanvitesi vorrebbero estendere anche ai corvi. (em) Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino