«Riprendiamoci Cortina», in 400 alla manifestazione dei Comitati sulle Olimpiadi del 2026

«Riprendiamoci Cortina», in 400 alla manifestazione dei Comitati sulle Olimpiadi del 2026
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CORTINA D'AMPEZZO - Con lo slogan «Facciamoci sentire. Riprendiamoci Cortina», 400 persone sono scese nella serata di ieri al centro di Cortina d'Ampezzo per protestare contro «le scelte imposte» sulle prossime Olimpiadi invernali 2026, in una manifestazione promossa dal Comitato Civico Cortina. «La grande affluenza questa sera - ha commentato Marina Menardi, presidente del Comitato - è il segnale che Cortina c'è. Non siamo solo sudditi sottomessi al feudatario o contorno folkloristico invitati alle cerimonie per fare colore; siamo cittadini che vogliono difendere quello che resta della nostra vita sociale, del nostro territorio, della nostra cultura locale. Stiamo vivendo un momento storico molto critico: le Olimpiadi si stanno rivelando un boomerang, perché non sono gestite a livello locale ma da un gruppo di persone di fuori, da Roma, da Venezia, che nulla, ma proprio nulla hanno a che vedere con noi».

Le scelte contestate

Tra le scelte contestate, quella della localizzazione del Villaggio olimpico a Campo, il rifacimento della pista da bob, la variante stradale Anas.  «Dall'altra parte - prosegue Menardi - c'è la continua perdita di servizi per gli abitanti. Le Amministrazioni che si sono succedute negli ultimi 10/15 anni non hanno saputo mantenere una programmazione seria, delegando tutto ai grandi eventi, Mondiali prima, Olimpiadi ora».

I punti dimenticati

Tra i punti "dimenticati" l'ospedale Codivilla, con i lavori fermi da più di un anno, la piscina chiusa da 11 anni, il cinema Eden chiuso da tre, la pista ciclabile non curata e ancora incompleta, la manutenzione degli edifici pubblici e della rete fognaria. «Non notiamo - conclude - nessuna rottura con l'amministrazione Ghedina, anzi, si stanno portando avanti i progetti già avviati in precedenza. Se il sindaco precedente non è stato riconfermato ci sarà una ragione, c'è qualcosa che non torna»

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Il Gazzettino