CORTINA D’AMPEZZO - A tre anni dalla morte della dottoressa di Alverà, Carla Catturani, c’è una persona a processo. È Sandro D’Agostini,...
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LA TRAGEDIA
La dottoressa Catturani morì a 61 anni la notte del 5 agosto 2017 al volante della sua Toyota, travolta all’altezza del Piazzale di Rio Gere e trascinata per 600 metri di sotto dalla colata di fango e detriti che si abbatté su Alverà. Solo un ente, al momento, è sotto inchiesta: Veneto Strade. Ma il gip quando archviò la posizione dei co-indagati invitò a guardare bene anche tra le posizioni apicali di Comune, Regole e Faloria spa. E su questo la famiglia, tramite gli avvocati Carlotta e Giuseppe Campeis del Foro di Udine, presentò una denuncia alla Procura della Repubblica. Anche per quel fascicolo venne richiesta l’archviazione, ma l’avvocato Carlotta Campeis ha già presentato opposizione.
L’UDIENZA
Ieri erano presenti gli avvocati di fronte al gup Enrica Marson. Oltre allo studio veneziano Vassallo per l’imputato, c’era lo studio Arbia di Treviso per Veneto Strade e l’avvocato Carlotta Campeis per i parenti della vittima. Sono 4 i famigliari costituiti: la sorella Vittoria, il fratello Walter, la mamma Anna Maria e un nipote. La sorella della dottoressa ieri era in aula. Nell’udienza il giudice doveva decidere anche sull’eventuale riqualificazione del reato chiesta dalla parte civile: ovvero si chiedeva che l’accusa cambiasse da omicidio colposo a omicidio stradale, come da giurisprudenza prodotta. Il pm si è opposto e alla fine il giudice ha deciso per confermare l’omicidio colposo. La difesa ha chiesto invece il non doversi procedere. Dopo una breve camera di consiglio è arrivata anche la decisione per il rinvio a giudizio.
LE REAZIONI
«C’è stato un rinvio a giudizio e questa è una casa positiva . ha commentato l’avvocato della famiglia - inoltre c’è una parte costituita nel processo, c’è un contraddittorio pieno con un responsabile civile che è coinvolto anche economicamente. Per quanto ci riguarda continueremo a chiedere la riqualificazione in omicidio stradale alla prossima udienza e finché potremo».
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Il Gazzettino