Coimpo, a processo l'ex dipendente della Provincia accusato di corruzione e omicidio colposo

TRAGEDIA SUL LAVORO Sta proseguendo il processo per le vittime dell'impianto di Adria
ROVIGO - L’ultimo dei tanti filoni delle indagini incentrate sulla Coimpo, in seguito alla tragedia del 22 settembre 2014, è culminato con un’ulteriore...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

ROVIGO - L’ultimo dei tanti filoni delle indagini incentrate sulla Coimpo, in seguito alla tragedia del 22 settembre 2014, è culminato con un’ulteriore richiesta di rinvio a giudizio per le ipotesi di reato di omicidio colposo e corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio, formulate dal sostituto procuratore Sabrina Duò nei confronti di Giuseppe Boniolo, 65 anni, di Boara, ex consigliere comunale a Rovigo e dipendente della Provincia, che fino al 2015, quando è stato poi trasferito ad altro incarico, si occupava proprio delle pratiche in materia ambientale. Pur non avendo un ruolo apicale, né avendo il potere di firmare le autorizzazioni, secondo la ricostruzione accusatoria avrebbe gestito le istruttorie inducendo il dirigente dell’Area Ambiente Vanni Bellonzi ad adottare provvedimenti che hanno consentito alla Coimpo e alla Agribiofert di potenziare la propria attività ben oltre la soglia delle 100 tonnellate al giorno, omettendo di impedire l’introduzione di rifiuti non previsti dalla normativa sui fertilizzanti, di effettuare adeguate verifiche della gestione dell’impianto, concedendo ripetuti differimenti dei piani di monitoraggio ed evitando di imporre adeguati sistemi di captazione e di abbattimento delle emissioni prodotte dall’attività di gestione dell’impianto, nonostante gli esiti delle analisi di laboratorio avessero rilevato emissioni elevate di gas quali l’acido solfidrico e l’ammoniaca.


 

QUATTRO MORTI


Proprio le emissioni che hanno formato la nube tossica costata la vita ai quattro lavoratori. Per questo Boniolo è accusato di omicidio colposo in concorso con le sei persone condannate a pene per un totale di oltre trent’anni nel processo di primo grado, chiusosi nell’ottobre 2019. A Boniolo, viene contestato anche il reato di corruzione, perché la società Sga, Servizi Gestione Ambiente, di cui era titolare il cognato ma la cui contabilità sarebbe stata da lui gestita, avrebbe ricevuto dai vertici di Coimpo Mauro Luise e Gianni Pagnin circa 268mila euro fra 2010 e 2015, nonché altri 237mila negli anni precedenti, per consulenze ambientali, mentre altri 50mila euro sarebbero stati versati nel 2012 come finanziamento, sempre da Luise e Pagnin, all’azienda Agrisol della quale era socia e vicepresidente la moglie di Boniolo, e della quale erano soci anche gli stessi Luise e Pagnin, usciti poi senza chiedere la restituzione di quanto versato. Alla luce di questo il pm Duò contesta anche il reato di corruzione come corruttori nei confronti di Luise e Pagnin. L’udienza preliminare nella quale sarà valutata la richiesta di rinvio a giudizio formulata dal pm Duò si terrà il prossimo 19 maggio.
  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino