Coronavirus, ecco perché il Fvg torna arancione: osedali pieni e nuovi focolai

I dati della pandemia condannano il Fvg
PORDENONE E UDINE - Eccoli, i numeri pesanti che condannano il Friuli...

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PORDENONE E UDINE - Eccoli, i numeri pesanti che condannano il Friuli Venezia Giulia al terzo lockdown (il secondo soft, dopo la serrata totale in primavera). E come anticipato ieri, non sarà una chiusura breve. Nella riunione di ieri, infatti, i ministri Speranza e Boccia hanno comunicato anche al presidente Fedriga che rientrare in fascia gialla stavolta non sarà facile. Bisognerà infatti dimostrare di aver abbassato la soglia generale di rischio, composta non solo dall’Rt, ma anche da altri fattori. E dagli ambienti vicini allo stesso Fedriga filtra anche una possibile durata: «Un mese, forse addirittura un mese e mezzo». Quindi si rischia di rimanere chiusi per virus sino a fine febbraio. Oggi si riunirà la cabina di regia nazionale, dopodiché scatterà l’ordinanza. Il Friuli Venezia Giulia paga come detto una situazione generale che corrisponde al rischio alto. Senza misure, secondo l’Istituto superiore di sanità, l’epidemia riprenderebbe a correre in modo difficilmente controllabile. Per valutare questo rischio si parte comunque dall’indice Rt. In Fvg è in aumento, ma non di molto: da 0,91 su base settimanale si è passati a 0,94. L’Rt sui 15 giorni invece è calato da quota uno a 0,93. Ma un indice tutto sommato inferiore a quello di altri territori non è bastato, perché sono entrati in gioco altri fattori. C’è ad esempio la tanto discussa incidenza dei casi sui 100mila abitanti, che l’Iss calcola solamente sui pazienti con più di 50 anni. Nell’ultimo monitoraggio è passata a quota 270 contagi, mentre in quello scorso era ferma a quota 205. Un salto importante. Un altro dato determinante è quello che riguarda la crescita dei casi in generale: nella settimana tra il 28 dicembre e il 3 gennaio erano stati contati 3.634 contagi, mentre in quella successiva 4.932. Un aumento del 35 per cento, minore di quello registrato nello scorso monitoraggio (rispetto a quello ancora precedente) ma comunque elevato. E ancora i nuovi focolai, passati da 668 a 894. Scendono invece i cluster attivi, che passano da 1.789 a 1.710. Inoltre anche i nuovi focolai sono di dimensioni più ridotte. A pesare molto, poi, è l’occupazione dei letti in ospedale: in crescita sia quella in Area medica (53 contro 52 per cento) che quella nelle Intensive (39 contro 36 per cento). Cala solo il rapporto dei positivi sui tamponi escludendo le attività di screening: dal 26,4 si è passati al 24,4 per cento. Un dato in ogni caso non ottimo. 

 

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Il Gazzettino