VENEZIA Un video per raccontare la crisi di un’intera categoria di lavoratori veneziani ed un appello a Zaia perché non li lasci soli nell’emergenza che ha...
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TUTTO PARALIZZATO
Lo ha postato nel suo profilo Facebook giovedì notte e in poco più di 24 ore ha avuto più di 5.000 visualizzazioni. Un risultato confortante, perché significa che qualcosa forse si muove, se non altro nell’attenzione della gente. «Sappiamo bene che il turismo è fermo - spiega Penso - e sappiamo bene perché. Non vogliamo urlare, né fare polemica. Chiediamo solo attenzione per il nostro settore, in cui lavorano migliaia di persone a Venezia, totalmente paralizzato e che al momento non sa ancora quando e come potrà ripartire, perché di noi nessuno parla. Vogliamo mettere a disposizione la nostra competenza nell’accoglienza e nella gestione della logistica per aiutare chi deve prendere le decisioni sulla futura organizzazione, visto che serviranno misure nuove, a cui noi siamo pronti, per garantire salute e sicurezza. Noi sappiamo come funziona sul campo, come gestire le code ai musei, l’arrivo dei gruppi, lo sbarco dalle navi, l’accoglienza in aeroporto, l’accompagnamento negli hotel e vorremmo condividere questo bagaglio con chi dovrà poi fare le scelte finali”.
SENZA PROSPETTIVE
Per essere certi che quel video arrivi fin dove poi le cose possono essere decise, una collega di Penso, Valentina Alzetta, agente turistico, ha deciso di scrivere al presidente della Regione, Luca Zaia, segnalando l’iniziativa e chiedendogli di «farsi autorevole portavoce anche per la nostra categoria che dell’accoglienza ha fatto una scelta di vita”.
A preoccupare gli operatori turistici, oltre alla difficile situazione economica (molti non hanno ancora ricevuto i soldi della cassa integrazione, né il contributo da 600 euro destinato alle partite iva), c’è soprattutto l’incertezza del futuro: «Ben venga il turismo di prossimità - dice la Alzetta - ma è chiaro che Venezia non può vivere solo di quello. Dobbiamo riportare i turisti da tutto il mondo, certo non più con gli stessi numeri del passato e consci che bisognerà farlo adottando misure come distanziamento e igienizzazione. Finora però si è parlato solo di spiagge, non delle visite legate alla cultura e all’arte. Gli altri Stati si stanno già muovendo, noi ancora no. Vorremmo iniziare ad avere qualche certezza su quando si potrà ripartire, naturalmente in sicurezza”. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino