Zero contagi, le date slittano ma il modello veneto resiste: ecco quando è previsto lo stop di nuovi positivi in Veneto, Fvg e TAA

Fino a dieci giorni fa le date sarebbero state perfette a Nordest, in vista della possibile graduale riapertura delle attività economiche a partire dal 4 maggio:...

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Fino a dieci giorni fa le date sarebbero state perfette a Nordest, in vista della possibile graduale riapertura delle attività economiche a partire dal 4 maggio: l'azzeramento dei contagi era stato stimato per il 24 aprile in Trentino Alto Adige, per il 30 aprile in Friuli Venezia Giulia e per il 3 maggio in Veneto (LA MAPPA DEL CONTAGIO A NORDEST - GUARDA). Ma più passa il tempo, più quell'obiettivo si allontana, secondo le previsioni dell'Einaudi institute for economics and finance (Eief), centro di ricerca indipendente fondato dalla Banca d'Italia. L'ultima predizione fa slittare l'obiettivo di nuovo in avanti, peraltro in tutta Italia, anche se le analisi di altri accademici continuano a sostenere che il modello veneto rimane il migliore d'Italia, visti i numeri.


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PROIEZIONI
Ecco spiegato perché alcuni governatori, a cominciare proprio da Luca Zaia, in queste ore parlano di «ripresa della produzione convivendo con il virus». I dati dicono infatti che il traguardo contagi zero sta scivolando sempre più in là, per cui viene studiato un piano di ripartenza a infezione in corso, basato dunque su distanze e protezioni. Le proiezioni pubblicate mercoledì da Franco Peracchi, docente all'Università di Roma Tor Vergata e alla Georgetown University, fissano lo stop ai nuovi casi di positività in pieno maggio: il 3 in Friuli Venezia Giulia, l'8 in Trentino Alto Adige e il 12 in Veneto. Ultima sarebbe la Lombardia, il 25 maggio, tanto che in Italia complessivamente il risultato verrebbe ottenuto fra il 23 e il 27 a seconda dei metodi di calcolo.

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VENEZIA-MILANO
Del resto il confronto tra Veneto e Lombardia non lascia dubbi sul diverso impatto del virus e delle strategie adottate. Lo dimostra anche l'indagine del fisico Davide Bassi, già rettore  dell'Università di Trento, svolta comparando i dati attuali con quelli registrati il 27 febbraio («quando per intenderci tutti volevano far ripartire Milano!...»). Spiega l'analista: «Una volta normalizzato il numero di contagi rispetto al numero di abitanti, le situazioni di Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna non erano molto differenti. Era passata quasi una settimana dalla scoperta del primo contagio italiano e fino a quel giorno erano stati contati, a livello nazionale, poco più di 500 contagi. Sia in Lombardia che in Veneto erano state individuate delle zone rosse e la situazione sembrava essere, più o meno, sotto controllo». E invece? «Oggi, a circa un mese e mezzo di distanza, sappiamo che le cose sono andate molto peggio di quanto allora potessimo immaginare». Mentre la Lombardia era tristemente prima sia allora che ora, «con 11,3 decessi ogni 10.000 abitanti», il Veneto al 15 aprile ne registra 1,9, tanto che la sua densità di contagi all'epoca era «inferiore di circa il 30%» rispetto all'altra regione e adesso è scesa «a circa un sesto». Quali le cause? «Esperti di politiche sanitarie risponde il professor Bassi hanno evidenziato le differenze strutturali tra il Sistema sanitario veneto e quello lombardo. Altri hanno spiegato la differenza attribuendola alla diversa capacità di leadership del governatore Zaia rispetto al governatore Fontana. Su questo punto io non mi esprimo. Ma la differenza di risultati c'è e non serve a nessuno negare l'evidenza».

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SCREENING
La diversità è tangibile pure rispetto a Torino, come emerge da uno studio dell'Università di Padova riguardante il potenziale impatto dell'uso dei tamponi, aggiornato al 15 aprile. Nell'ambito del progetto Covid19Ita, coordinato dal professor Dario Gregori del dipartimento di Biostatistica, è stato applicato al Piemonte il modello del Veneto: «Sulla base dei casi totali, le due regioni dovrebbero avere circa lo stesso numero di ospedalizzazioni». Invece i risultati piemontesi sono molto più gravi di quelli veneti. A fronte di una quantità assai inferiore di screening (75.344 a 216.344, quasi un terzo), mercoledì il Piemonte registrava 18.229 contagiati, 3.704 ricoverati e 2.015 decessi, mentre il Veneto vedeva 14.624 positivi, 1.421 degenti e 940 morti. 

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Il Gazzettino