Coronavirus. Le ultime ore del paziente 1 del Veneziano: cosa ha ucciso Mario Veronese?

Coronavirus. Le ultime ore del paziente 1 del Veneziano: cosa ha ucciso Mario?
Coronavirus Venezia, il paziente 1: chi era e cosa gli è successo. Ci vorranno quindici giorni per dire cos'abbia...

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Coronavirus Venezia, il paziente 1: chi era e cosa gli è successo.


Ci vorranno quindici giorni per dire cos'abbia causato la morte di Mario Veronese, pensionato di 67 anni di Oriago di Mira, spirato domenica pomeriggio nel reparto di Terapia intensiva dell'ospedale di Padova. E soprattutto per dire se la sua morte sia legata a doppio filo al Covid-19, il coronavirus che gli aveva causato una polmonite tanto grave da spingere al trasferimento del pensionato, paziente 1 veneziano del coronavirus, all'ospedale della città del Santo, dov'era stato collegato alla macchina Ecmo per la circolazione extracorporea e la pulizia del sangue. L'obiettivo? Aiutarlo a respirare meglio. Poi, domenica, l'emorragia cerebrale che lo ha ucciso.

LE CARTELLE CLINICHE ALL'ISS
L'ultima parola sulla morte del sessantasettenne spetta adesso all'Istituto Superiore di Sanità al quale sono state mandate tutte le cartelle cliniche dell'uomo. Da Roma hanno fatto subito sapere che non ci sarà bisogno di nessun riscontro diagnostico e basteranno gli incartamenti clinici a ricostruire le ultime settimane di vita di Mario Veronese. Lì, a bocce ferme, i ricercatori potranno dire quanto abbia influito sul suo tragico decorso clinico, la malattia che sta facendo tremare i polsi al mondo e alla quale il pensionato era risultato positivo. La voce comune dell'Azienda Ospedaliera di Padova e della Regione Veneto è che Mario Veronese sia morto per un'emorragia cerebrale e che quindi non ci siano collegamenti diretti con il Covid-19 dal momento che non è stata un'insufficienza respiratoria a stroncare il sessantasettenne, come successo per le prime due vittime venete del coronavirus: Adriano Trevisan, 77 anni, padovano di Vo' e Luciana Mangiò, di un anno più giovane, trevigiana di Paese, uccisi da complicanze respiratorie e quindi dal coronavirus che - come dimostrato dalla scienza - va ad intaccare le vie aeree. Anche per questo fino a ieri sera la Regione non ha inserito il decesso del sessantasettenne nella tabella sulla diffusione del Covid-19 che viene aggiornata due volte al giorno.



NESSUNA INCHIESTA PENALE
Al momento la morte dell'ex muratore e autista di bus non è al centro di nessuna indagine penale, come invece successo per gli altri due casi veneti. Nè la procura di Padova - che ha già istruito un fascicolo sulla morte di Adriano Trevisan e che nel caso del paziente di Oriago di Mira sarebbe competente per territorio, dato il decesso nel capoluogo euganeo - né quella di Venezia - interessata per il primo ricovero di Veronese, a Mirano e Dolo - hanno aperto un fascicolo e ordinato un'autopsia. Se ci saranno accelerate in questo senso, avverranno soltanto dopo il responso dell'Iss. 

LA RICOSTRUZIONE

Ciò che sarà da capire è come Mario Veronese abbia contratto il virus: escluso ogni contagio primario (viaggio in Cina, contatti con chi in Cina c'era stato, nessun passaggio a Vo') si pensa ad un contagio secondario, scenario anche questo difficile vista la vita riservata del pensionato, residente in via Ghebba a Oriago. I suoi stessi conviventi sono risultati negativi al tampone. I primi sintomi Veronese li accusa il 13 febbraio: tosse e febbre alta. I medicinali che prende non hanno alcun effetto. Va al pronto soccorso di Mirano, ma viene dimesso per poi tornare alcuni giorni dopo ed essere ricoverato il 17 febbraio per una sospetta polmonite. Il quadro clinico peggiora e Veronese viene portato all'ospedale di Dolo, dove contagia 4 operatori sanitari. È il 20 febbraio: il giorno dopo, quando Covid-19 arriva in Italia, è sottoposto al tampone: coronavirus, la sentenza. Poi trasferimento all'ospedale di Padova e macchina Ecmo per la circolazione extracorporea. Fino alla tragica svolta di domenica. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino