Venezia, prevenzione al palo: rinviati due esami su tre. Liste d'attesa interminabili

L'ospedale all'Angelo di Mestre
VENEZIA - C’è la signora che, fatto un holter in farmacia da cui è emersa una fibrillazione atriale, può fissare la visita cardiologica solo a sei mesi....

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VENEZIA - C’è la signora che, fatto un holter in farmacia da cui è emersa una fibrillazione atriale, può fissare la visita cardiologica solo a sei mesi. L’altra che deve fare la mammografia, ma deve aspettarne otto, di mesi. Poi c’è l’anziano che dovrebbe operarsi di cataratta a entrambi gli occhi e si vede dare l’appuntamento da qui a un anno, mentre dal privato, l’attesa scende a qualche giorno, a 2.500 euro a occhio. E c’è il professionista di mezza età che avrebbe bisogno di eseguire un’ecografia, ma non se ne parla prima di Natale. Ma anche il paziente che ha familiarità per un cancro e da tempo non viene convocato per lo screening.


TEMPI LUNGHI
Sono alcuni casi, tra tanti, che bene riflettano il problema numero uno della sanità: i tempi per fare un esame, una visita, un consulto. Insomma, per curarsi. Le liste d’attesa sono spesso lunghe, appesantite ancora di più dall’emergenza sanitaria dovuta al Covid che ha determinato il rinvio di molte prestazioni programmate, che si sono accumulate e vanno recuperate, si spera, in un lasso di tempo ragionevole. «Il totale degli esami e delle visite eseguite in un anno sono circa 2 milioni, di cui 520mila erogati con l’aiuto del privato convenzionato – viene spiegato dall’Ulss 3 Serenissima – Solo il 2%, pari a 33mila prestazioni, finisce in quella che si chiama “lista di galleggiamento”, quando cioè l’utente rifiuta la prima proposta perché dovrebbe andare fuori del suo distretto sanitario. E non si tratta mai di esami e visite urgenti, ma con bassa priorità e da programmare», spiegano il direttore sanitario Giovanni Carretta e la responsabile delle Attività specialistiche Marta Soave.
Secondo l’azienda sanitaria «siamo nei tempi previsti. Eventuali ritardi dipendono dalle branchie e dai criteri di priorità assegnati a ogni paziente. Nessuna situazione grave ha una presa in carico differita. Certo, sul programmabile, talvolta c’è una mancata programmazione come si deve». Il Covid ci ha messo del suo.


EFFETTO-CONTAGI
Carretta e Soave fotografano la situazione: «Con l’aumento dei contagi stiamo riaprendo le aree dedicate negli ospedali, ma i ricoveri programmati e rinviati sono recuperati al 60%. La chirurgia ambulatoriale ha fatto anche qualcosa di più di quello che andava ripreso e siamo al 110%. Diverso il discorso sulla specialistica ambulatoriale, arrivata al 55-60%.


PREVENZIONE AL PALO
Mentre più indietro è lo screening oncologico (mammella, cervice e colon-retto), dove siamo al 25-30%». Vuol dire che, in media, viene eseguito meno di un controllo su tre per diagnosticare precocemente un eventuale tumore. «Sappiamo che dobbiamo fare meglio. L’obiettivo – sottolineano Carretta e Soave – è riallinearci con l’andamento normale entro fine anno. Per questo stiamo lavorando alacremente e abbiamo investito nuove risorse anche nel rapporto col privato convenzionato. L’operazione-recupero, molto impegnativa, sta attraversando ora un momento non molto fortunato vista la ripresa del Covid, che ovviamente contagia anche i sanitari e che si innesta, da un lato con la cronica carenza di medici, dall’altro con le ferie che sono un diritto e vanno date a lavoratrici e lavoratori che da due anni sono in trincea e chiedono di riposare».


CARICHI DI LAVORO


È indubbio che i carichi di lavoro accumulati con la pandemia siano imponenti e non sempre, rilevano dall’Ulss 3, «è così facile seguire certi modelli organizzativi che si applicavano prima. È una ricostruzione da portare avanti giorno per giorno». L’azienda sanitaria riferisce che per la visita cardiologica e la mammografia – per stare agli esempi sopracitati – al Cup si potrebbe trovare spazio già a giorni, per le urgenze, e comunque entro un mese. A sentire l’utenza, l’attesa è spesso lunghissima. E questo non fa altro che favorire i privati che, a prezzo pieno, sono in grado di dare la prestazione in 24-48 ore. Come, per l’appunto, i 5mila euro per fare entrambe le cataratte. Ovviamente da pagare sull’unghia.
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Il Gazzettino