Coronavirus Veneto. Tamponi, 13mila al giorno grazie a nuovo macchinario e tecnici arrivati dall'Olanda

Coronavirus Veneto. Tamponi, 13mila al giorno grazie a nuovo macchinario e tecnici arrivati dall'Olanda
Coronavirus. Tre dati rendono l'idea di quanto il Veneto abbia investito e stia investendo sui tamponi, l'esame con lo stecchino su per il naso e giù in gola che...

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Coronavirus. Tre dati rendono l'idea di quanto il Veneto abbia investito e stia investendo sui tamponi, l'esame con lo stecchino su per il naso e giù in gola che consente di scoprire se una persona ha il virus, se è contagiata e se può contagiare gli altri: venerdì 21 febbraio, il giorno in cui l'Italia scoprì Codogno e Vo', in Veneto vennero eseguiti 12 tamponi. Il giorno dopo, quando il paese sui Colli Euganei già piangeva Adriano Trevisan, la prima vittima in Italia da coronavirus, i tamponi effettuati furono cento volte tanto: 1.200. Ieri, ed è il terzo dato, si è arrivati a 83.025 in tutto il Veneto, di cui 27.436 al personale sanitario.

 

Coronavirus, si fa un tampone. Come funziona La spiegazione

Come si fa un tampone per scoprire se si è positivi al Coronavirus? La grafica qua sotto lo spiega per passaggi semplici. Si parte dal naso: il paziente deve inclinare il capo così il tampone deve essere inzerito e ruotato in entrambe le narici. Poi il tampone viene messo nella provetta e spezzato a metà.



«Siamo i campioni mondiali dei tamponi - ha detto il presidente della Regione, Luca Zaia - Stiamo andando avanti con i tamponi ai sanitari. La situazione è sempre più in salita perché mancano i reagenti, mancano i kit. Anche stamattina (ieri, ndr) con gli assessori e i direttori delle Ulss ho urlato contro un sistema che non posso più accettare. Manca tutto, dobbiamo farci in casa tutto. Adesso abbiamo comprato finalmente una macchina dall'Olanda che dovrebbe fare 7.000 tamponi al giorno, speriamo di poter portarne a casa un'altra che installeremo a Verona, per arrivare a 20 mila tamponi al giorno. E continuiamo a perseguire questo target, anche se scontiamo la scarsità di tutto sul mercato». La percentuale dei contagiati all'interno della popolazione sanitaria testata è del 7%.

I NUMERI
Ma quanti tamponi vengono fatti al giorno in tutto il Veneto? Dopo lo stacco tra il 21 e il 22 febbraio, il numero di esami è via via aumentato. La svolta c'è stata tra il 4 e il 5 marzo quando si è arrivati a 2.300 tamponi. Poco più di una settimana dopo, il 13 marzo, si è arrivati a 3.300 tamponi in una sola giornata. E si è continuato a crescere: 4.164 il marzo, 5.200 il 17 marzo. Tra il 24 e il 25 marzo una battuta d'arresto. Il motivo è che aveva iniziato a scarseggiare il materiale reagente, tema su cui più volte questa settimana si è soffermato il governatore denunciando un sistema di acquisti malato.

Il prossimo step sarà di effettuare 13mila tamponi al giorno. L'obiettivo finale, stando al piano del virologo Andrea Crisanti, 20mila. Ai 13mila tamponi quotidiani si arriverà grazie alla macchina comprata in Olanda e che i tecnici arrivati dai Paesi Bassi stanno installando in queste ore. La particolarità di questa macchina è che è legata a specifici reagenti, tant'è che il professor Crisanti ha deciso di farsi in casa il brodo per analizzare i tamponi. Come uno chef in cucina, il virologo sta preparando la lista degli ingredienti da far acquistare a tutte le Microbiologie del Veneto, così che si possa procedere con la preparazione del brodo per i tamponi. C'è inoltre l'idea di comprare una macchina analoga a quella presa in Olanda per concentrare gli sforzi sul nuovo focolaio di Verona.

I KIT

E poi ci sono i kit. Si chiamano per la precisione kit monoclonali anticorpali e il Veneto ne attende 550mila. Funzionano un po' come i test casalinghi di gravidanza, con la differenza che al posto dell'urina si usa una stilla di sangue. Il test è velocissimo: si punge un dito, si prende una goccia di sangue con un apposito ago, si fa la prova con un apparecchietto e con quello si scopre se si è positivi o negativi. E l'ideale sarebbe essere positivi. Il kit, infatti, non dice se si ha il virus, ma se si ha sviluppato l'anticorpo re cioè se si è già stati malati e se si ha superato la malattia. La persona che risulta negativa è dunque ancora esposta al rischio di contagio, la persona positiva l'ha sfangata. E con 550mila kit, si risparmia un bel po' di tamponi.
Alda Vanzan Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino