Coronavirus, troppi contagi in classe e ospedalipieni: ecco perché Fedriga ha fermato le scuole

Il presidente del Fvg, Massimiliano Fedriga
PORDENONE E UDINE - Dopo le anticipazioni, la conferma. E infine l’ufficialità, sancita dall’ordinanza firmata dal presidente del Fvg, Massimiliano Fedriga. In...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

PORDENONE E UDINE - Dopo le anticipazioni, la conferma. E infine l’ufficialità, sancita dall’ordinanza firmata dal presidente del Fvg, Massimiliano Fedriga. In regione non si torna a scuola alle superiori il 7 gennaio. Studenti e professori dovranno aspettare il 1 febbraio, curva pandemica permettendo. La didattica in presenza riprende solo per asili, elementari e medie. Negli istituti secondari restano possibili solo le attività di laboratorio e i servizi per gli utenti con disabilità. Il resto delle lezioni da casa, come prima di Natale. «Per il mondo della scuola - ha detto Fedriga - è stato fatto uno sforzo enorme -, ma purtroppo il problema è ciò che sta avvenendo all’esterno. I contagi sono elevati e nell’ultimo mese nella fascia d’età tra i 10 e i 19 anni la percentuale è la più alta, il 18 per cento del totale. Ci sono rischi oggettivi: non vogliamo aprire per poi richiudere immediatamente. Non possiamo permetterci che la curva riparta, gli ospedali sono già pieni. Non è la situazione di settembre». «È una scelta di responsabilità», hanno aggiunto gli assessori Riccardi e Rosolen. 


I DATI
La Regione (con il Veneto) sfida quindi il governo, che a sua volta tira dritto sulla riapertura al 50 per cento delle lezioni il 7 gennaio. E per reggere l’urto di una posizione opposta a quella dell’Esecutivo, ieri sono stati presentati anche i dati a supporto della decisione. Un’operazione trasparenza che sino ad oggi era mancata, dal momento che la scuola era tra i pochi settori pubblici a non godere ancora di una fotografia reale e realistica del contagio. Ora i numeri ci sono, completi, da settembre a dicembre. E non sono buoni, con la provincia di Pordenone che in rapporto alla popolazione residente si guadagna una poco invidiabile maglia nera: è il territorio nel quale il virus è penetrato di più negli ambienti scolastici. 
In termini assoluti, in Fvg nell’ambito scuola si sono verificati 2.860 contagi. Tra i docenti sono stati 503, tra gli studenti 1.908, nel complesso dei dipendenti della scuola 120 e infine tra chi gravita attorno al mondo dell’istruzione i casi sono stati 329. Quanto alla suddivisione per province, a Udine sono stati registrati 881 casi in totale, mentre a Pordenone 880. Il rapporto con la popolazione, però, fa del Friuli Occidentale il territorio più colpito dal Covid tra i banchi, anche perché i 23 contagi provenienti da fuori regione sono praticamente tutti da inserire nell’ambito scolastico pordenonese, e in particolare sacilese, vista la vicinanza al Veneto. In provincia di Gorizia registrati 301 casi, mentre a Trieste i contagi sono stati 775. 
LA SORVEGLIANZA
A ottobre, quando le scuole superiori erano ancora aperte, il 50 per cento degli interventi della sanità per Covid riguardava proprio quegli istituti. Sono stati eseguiti 20mila tamponi. «E la percentuale di positivi - ha spiegato il vicepresidente Riccardi - è nettamente più alta negli alunni delle scuole superiori». Si nota poi un’altra particolarità: «I dati sono peggiori - ha spiegato ancora Riccardi - nei piccoli comuni. Si passa da valori dell’1 per cento a indici del 24 per cento». 

«Noi siamo per la scuola aperta e in presenza - ha concluso Riccardi annunciando il rinvio delle lezioni al 1 febbraio -, ma a patto che si riescano a garantire la salute e la sicurezza di tutti, a partire da quella degli insegnanti, degli alunni e delle famiglie. Il lavoro che abbiamo fatto non sarà buttato, lo recupereremo al più presto». 

 

Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino