Coronavirus, quando finisce l'epidemia? Il professor Agostini: «Non prima di giugno»

Coronavirus, quando finisce l'epidemia? Il professor Agostini: «Non prima di giugno»
Coronavirus, quando finisce l'epidemia? Risponde l'esperto. «Il periodo più difficile dell'epidemia...

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Coronavirus, quando finisce l'epidemia? Risponde l'esperto.


«Il periodo più difficile dell'epidemia da Covid-19 potrebbe passare tra la metà di maggio e l'inizio di giugno. Per poi vedere i contagi via via diminuire, almeno fino a settembre, se non oltre. A parlare è il professor Carlo Agostini, 65enne docente dell'Università di Padova, direttore della scuola di specialità in Allergologia e immunologia clinica e guida del dipartimento di Medicina interna dell'Usl della Marca. È lui, assieme a Cesarina Facchini, primario della Medicina generale di Conegliano, a gestire il coordinamento per la sperimentazione del farmaco contro l'artrite reumatoide, il Tocilizumab, in 11 pazienti ricoverati negli ospedali trevigiani. Ed è stato il primo ad analizzare la mortalità registrata dall'ospedale di Treviso dopo il 25 febbraio, giorno del primo caso di coronavirus. Fino a sabato il Ca' Foncello ha contato 42 decessi, sui 61 trevigiani. All'inizio si differenziava registrando da una parte le morti delle persone che non avevano gravi problemi di salute, quindi direttamente collegate al contagio, e dall'altra quelle delle persone già costrette a convivere con altre pesanti patologie, nelle quali il Covid-19 ha di fatto rappresentato l'ultima goccia. Poi è stato messo tutto assieme. 
 
DISTINGUERE I CASI
Per Agostini, invece, la distinzione consentirebbe di raccogliere maggiori informazioni per sconfiggere il virus. «Sono d'accordo con Ilaria Capua (virologa e direttrice di dipartimento all'Emerging Pathogens Institute della Florida, ndr) quando dice che sarebbe necessario distinguere tra decessi da coronavirus e in associazione al coronavirus. Proprio come aveva correttamente iniziato a fare la Regione Veneto spiega il professore se non facciamo questa differenziazione, non riusciamo a definire la mortalità dello stesso virus. La popolazione ha sicuramente risentito della diffusione del Covid-19. Abbiamo a che fare che un virus subdolo che dà una mortalità molto elevata soprattutto sopra i 79 anni. Il problema maggiore nasce dall'incrocio tra la sua capacità di diffondersi in modo veloce e la presenza di una popolazione particolarmente anziana. La mortalità, comunque, andrà valutata con precisione analizzando i dati registrati prima e durante l'epidemia». Questo spiega anche il maxi-focolaio esploso nel reparto di Geriatria del Ca' Foncello e, di pari passo, l'elevato numero di decessi verificatisi a Treviso. «La coincidenza di età avanzata e comorbidità aumenta il rischio di una mortalità elevata», ribadisce Agostini. Un'analisi eseguita dallo stesso professore sui primi 26 decessi di persone positive al coronavirus al Ca' Foncello, cioè su oltre il 60% del totale, evidenzia che l'età media è stata di 85,7 anni. 

L'ANALISI

«Se consideriamo le comorbidità si rileva come l'82,6% fosse affetto da precedenti patologie cardiovascolari, inteso come pregresso infarto del miocardio, ictus e scompenso cardiaco si legge nell'analisi messa a punto con Marcello Rattazzi, professore di Medicina Interna all'Università di Padova il 47,8% era diabetico, il 26,1% con patologia tumorale attiva e il 13% affetto da broncopneumopatia cronica ostruttiva. Il 47,8%, inoltre, presentava una storia clinica di decadimento cognitivo/demenza, con sindrome di allettamento». Per il momento, per fortuna, il Veneto è riuscito a limitare la diffusione del Covid-19 rispetto a quanto sta succedendo in Lombardia e in alcune parti dell'Emilia. «Fino ad ora la gestione territoriale delle persone positive al coronavirus si è rivelata fondamentale specifica il primario i medici e il personale sanitario degli ospedali e del territorio stanno facendo un grandissimo lavoro, ricoverando chi sviluppa pesanti problemi respiratori e seguendo durante la quarantena a domicilio chi non ha sintomi gravi». Così si è riusciti a limitare la crescita dei contagi. La speranza è che l'arrivo della primavera e l'innalzamento delle temperature possano ridurre la corsa del Covid-19. «Ci sono degli indizi che dicono che con il caldo la diffusione del virus potrebbe attenuarsi conclude Agostini al momento, però, siamo al livello di speranza»s. Anche questo bisognerà provarlo direttamente sul campo.  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino