Allarme Confapi, «crollo del Pil di 377 milioni, rischiano 20 imprese su 100»

Carlo Valerio presidente di Confapi Padova
PADOVA - Un crollo. E molto pesante, come atteso, il primo bilancio dell'impatto del coronavirus per l'economia padovana. Secondo l'Istat nel primo trimestre...

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PADOVA - Un crollo. E molto pesante, come atteso, il primo bilancio dell'impatto del coronavirus per l'economia padovana. Secondo l'Istat nel primo trimestre dell'anno il Pil è calato del 4,7% rispetto al trimestre precedente. Fabbrica Padova, centro studi di Confapi, ha stimato come una proiezione del genere si traduca a livello veneto: sono più di 1.904 milioni di euro sfumati in regione e, di questi, 376,74 milioni si sono volatilizzati nel solo territorio padovano. La flessione del Pil - precisa lo stesso Istat - è di «un'entità mai registrata. Il Pil ha subito una contrazione di entità eccezionale indotta dagli effetti economici dell'emergenza sanitaria e dalle misure di contenimento. E la sintesi di una diminuzione del valore aggiunto in tutte le principali componenti produttive». L'onda d'urto si ripercuote per forza di cose anche sull'occupazione. A riguardo, è utile prendere in considerazione i dati forniti da Veneto Lavoro: nel periodo compreso tra il 23 febbraio e il 19 aprile 2020, ovvero a quasi due mesi dall'inizio dell'emergenza Covid-19 in Italia, tra mancate assunzioni ed effettiva diminuzione dei posti si è registrata in Veneto una perdita di circa 48-50 mila posizioni di lavoro dipendente, corrispondenti all'incirca al 2,5-3% del totale. Nella dinamica negativa risultano coinvolte tutte le tipologie contrattuali dipendenti: la differenza con il saldo del corrispondente periodo 2019 è pari a -7.000 per i contratti a tempo indeterminato, -4.400 per l'apprendistato, -39.500 per i contratti a termine (che includono anche i rapporti di lavoro stagionali per i quali le assunzioni sono diminuite del 69%). La contrazione delle assunzioni è risultata maggiore nei settori catalogati dal Governo come «non essenziali» (-72%), ma ha toccato pesantemente anche quelli ritenuti «essenziali» (-50%).   


«In questo quadro disarmante, cittadini e imprese sono ancora in attesa dell'ormai ex "Decreto Aprile" da 55 miliardi, nel frattempo ormai diventato "Decreto Maggio" per l'accumularsi di ritardi, a quanto risulta dovuti sia alle incertezze sul reperimento delle risorse necessarie, sia per le differenti priorità all'interno della maggioranza - commenta il presidente di Confapi Padova Carlo Valerio -. Ci sarebbe da riderci su se nel frattempo la situazione non avesse assunto i contorni del dramma. Anche perché i soldi del precedente Decreto Liquidità stentano ad arrivare, mentre ci risulta che le imprese svizzere e tedesche abbiano già ricevuto i primi aiuti, versati in pochi giorni grazie a procedure molto semplici. Il problema non è solo nelle regole stabilite dal Governo per accedere al prestito di 25 mila euro su 6 anni garantito dallo Stato, ma dalla stessa burocrazia delle banche. O si accelera l'operatività e si semplifica l'accesso oppure queste misure non saranno minimamente efficaci, perché di tempo non ne abbiamo più. Per le aziende la liquidità è come l'ossigeno e, come attesta uno studio elaborato a livello nazionale, il 20% delle nostre imprese rischia di chiudere a causa di questa crisi. Non è più il momento degli slogan e delle promesse che slittano di mese in mese. Basta con le frasi a effetto che promettono »un gran volume di fuoco«, se poi di concreto, nei conti correnti degli imprenditori, non arriva quasi nulla. E in gioco la sopravvivenza stessa del nostro sistema economico», conclude.  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino