PORDENONE - E alla fine l’elicottero è rimasto a terra. Una misura di buon senso, per evitare un sorvolo che forse, quella misura, l’avrebbe oltrepassata. Se...
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IL VIAGGIO
Pasquetta 2019, tempo incerto, vento fresco. Come sempre, del resto. Un anno fa, nonostante la minaccia costante dei nuvoloni in discesa dalla montagna, le grave del Tagliamento producevano due suoni, perfettamente armonizzati tra loro: quello del “gas” dato dalle manopole dei motorini e quello scoppiettante della legna calda al punto giusto per cuocere salsicce, costa e polenta. Ieri, un silenzio lunare rotto solo dal piccolo ruscello a cui è ridotto il Tagliamento in tempi di secca. E lungo le strade bianche, nemmeno una pattuglia. Non perché alla macchina dei controlli sia sfuggito qualcosa, ma semplicemente perché non c’era nulla da controllare. Il viaggio è iniziato in una Rosa Vecchia irreale, alle porte di San Vito. La “gobba” d’asfalto dell’argine grande di solito spalancava le porte al mondo della grava, fatto di musica e piccoli falò che comunicavano tra loro, come nelle tribù indiane. Ieri nemmeno un’auto, neanche un granello di polvere alzato dagli pneumatici. L’area dell’ippodromo, di solito la più gettonata, era colorata dal cinguettio degli uccelli. Ogni tanto, la passeggiata di un fagiano. Non multato. Nessun accampamento abusivo, nessuna grigliata anti-decreto. Un rispetto totale della norma, anche nel giorno mentalmente più difficile da mandare giù. Di fronte a uno stabile, un cartello “allarmante” con la scritta “festa privata”, ma all’interno solo panche ammassate. E così sino al greto del grande fiume, di solito pieno di ombrelloni, jeep, ragazzi e ragazze. Ieri solo l’acqua, dai monti al mare.
A VALVASONE
Ci si sposta di qualche chilometro, percorrendo la distanza tra San Vito e Valvasone. Lungo il percorso, un’auto soltanto. All’interno una conducente con la mascherina. Un saluto. Sino all’argine valvasonese, solo una lingua d’asfalto scaldata da un sole estivo, niente macchine, niente pattuglie. Tutto fermo. Ma a guardare bene, la Pasquetta non era morta, perché lo stesso fumo e gli stessi profumi della grava arrivavano dalle case. Piccole grigliate, familiari, un po’ di musica. Ma anche a Valvasone, al fiume è stato dato l’arrivederci al 2021. Anche allora, si spera, senza elicotteri. Perché a fare rumore nel modo più bello possibile ci hanno pensato domenica sera i “capi” degli accampamenti di Pasquetta. Mettendosi d’accordo su internet, infatti, hanno acceso all’unisono i motorini e li hanno tenuti “a manetta” per dieci minuti. Il tutto rigorosamente in cortile, senza uscire. Un modo per dire che il popolo della grava non se n’era andato. Era semplicemente in rumoroso silenzio a rispettare l’obbligo di restare in casa. E a guardare il tramonto di una Pasqua quasi estiva e poi un’alba di Pasquetta con il sole già alto. Una beffa, questa sì, assolutamente non necessaria. E nemmeno richiesta. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino