Coronavirus, l'ospedale resterà blindato. «Ci prepariamo al ritorno del virus in autunno»

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PORDENONE - Non solo al lavoro, nelle piazze, al bancone del bar o al tavolo di un ristorante. Anche in ospedale si vivrà una nuova normalità, che con quella...

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PORDENONE - Non solo al lavoro, nelle piazze, al bancone del bar o al tavolo di un ristorante. Anche in ospedale si vivrà una nuova normalità, che con quella precedente avrà poco a che fare. Il Coronavirus è “giovane”, rapido, ancora sfuggente. E i suoi comportamenti conosciuti solo in minima parte. Per questo, passata la fase acuta dell’ondata epidemica, l’Azienda sanitaria del Friuli Occidentale si prepara a gestire un periodo di convivenza con il Covid-19, perché usando le parole pronunciate dal direttore generale, Joseph Polimeni, «non sarà un’emergenza di breve durata». Come avviene con le malattie croniche, il sistema sanitario dovrà abituarsi a gestire le oscillazioni della diffusione del virus e standardizzare delle risposte messe in campo nell’ultimo mese per combattere il picco del contagio. Si partirà ad esempio dal mantenimento, al Santa Maria degli Angeli di Pordenone, dei 15 letti di Terapia intensiva dedicati al Covid-19. Ma non sarà l’unica rivoluzione a diventare semi-permanente.

PROGRAMMAZIONE
«La gestione dell’emergenza Coronavirus - ha spiegato il direttore generale dell’Azienda sanitaria del Friuli Occidentale, Joseph Polimeni - ci impegnerà anche nei prossimi mesi. E’ verosimile, ad esempio, che in autunno assisteremo a una risalita della curva epidemica. Fattori microclimatici, caratteristiche del virus e aspetti della vita sociale che cambiano seguendo le temperature esterne ci fanno pensare a una tregua estiva, ma allo stesso tempo a un ritorno del contagio da ottobre. Anche per questo al momento non è in programma una riduzione dei posti letto di Terapia intensiva dedicati al Covid-19». Oggi sono 15, otto dei quali occupati. Cinque, invece, gli spazi dedicati alla Rianimazione “normale”. Resteranno, fino a nuovo ordine, anche i 40 posti letto del reparto Covid non intensivo (oggi occupati da 27 pazienti), così come i tre spazi attualmente dedicati alla terapia sub-intensiva. L’apparato di risposta del sistema sanitario non sarà smantellato, e lo stesso avverrà per le procedure di sicurezza, dall’accettazione alla chirurgia, sino all’assistenza domiciliare.
LE STRATEGIE
In settimana le unità esterne saranno operative: somministreranno terapie anti-Covid a domicilio (compreso il farmaco antimalarico) e saranno incaricate di intensificare l’azione di “intelligence” per scovare il virus nascosto nelle case. In prima linea ci saranno i medici di base, prime sentinelle del territorio. Dal 4 maggio ripartirà l’attività chirurgica non urgente, ferma ormai da più di 40 giorni: prima di ogni intervento sarà necessario uno screening dettagliato sul paziente, per evitare contagi in sala operatoria. In Pronto soccorso resteranno i percorsi separati e le regole attuali.
I CONTROLLI

Sul fronte dei test a cui sottoporre il personale sanitario, le strade sono due: i tamponi a tappeto e gli esami sierologici. I primi ripartiranno già in settimana e riguarderanno tutto il personale degli ospedali della provincia. Sempre in settimana, si procederà ai primi test sierologici: sarà analizzato il plasma di alcuni operatori sanitari, ma i campioni saranno conservati a bassa temperatura in attesa della validazione del metodo da parte delle autorità regionali. Il responso è previsto per la fine della settimana. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino