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VENEZIA - Quasi seicento morti in più nel 2020, nell'anno del Covid. Per l'esattezza 588. Sono i dati ufficiali dell'Ufficio Anagrafe del Comune di Venezia che l'anno scorso ha registrato 3.975 decessi, a fronte dei 3.387 del 2019. La prova tangibile del prezzo umano che il nostro territorio sta pagando al coronavirus, in questa fase segnata dagli ospedali intasati e gli obitori al completo. Numeri drammatici, anche perché concentrati in questa seconda fase della pandemia. Fino ad aprile, infatti, l'Anagrafe non aveva registrato scostamenti significativi nei decessi.
L'aumento si è concentrato negli ultimi mesi dell'anno arrivando così a un totale importante, anche raffrontato ai numeri del triennio 2017-2019, quando le morti non avevano mai superato soglia 3.500: erano state 3.496 nel 2017, 3.352 nel 2018, 3.387 appunto nel 2019 .
I NUMERI
A raccogliere e diffondere i dati, ieri, è stato il consigliere delegato del Comune per i rapporti con i cittadini, Paolino D'Anna. «Sono numeri drammatici, quasi quattromila morti nel 2020. Effetto del Covid».
LA TESTIMONIANZA
La conferma arriva da Paolo Lucarda, titolare di 8 agenzie funebri tra Mestre e Mira. «Questa è la settimana peggiore. Abbiamo 35 funerali in programma, il triplo rispetto alla norma. Una follia. Con la prima ondata del Covid eravamo perplessi, non avevamo visto un aumento di morti. Ora la stiamo pagando. Abbiamo iniziato già ad ottobre. Poi novembre e dicembre sono stati mesi record e ora va anche peggio, almeno come numeri morti. Se a dicembre abbiamo avuto 100 funerali, il doppio del normale, questo mese arriveremo al triplo. Ho anche tre funerali di cittadini del Bangladesh, sotto i 50 anni. Non mi era mai capitato». A mettere a dura prova sono anche le regole imposte dal Covid. «Dobbiamo chiudere le bare, anche di chi non è morto per il Covid. I parenti, dopo che abbiamo portato via la salma da casa, non la possono più rivedere. La gente sta male, tu cerchi di rincuorarli come puoi, gli dici di pensare a chi muore nelle Rsa, senza nessuno accanto... Ma non è così che dovrebbe essere, è tutto così difficile».
LA RICHIESTA
In questo quadro D'Anna chiede che, almeno sul fronte burocratico, il Comune venga in aiuto a chi deve affrontare un lutto. «Oggi per sbrigare certe pratiche il familiare deve recarsi nella sede della Polizia mortuaria che è in campo Manin a Venezia. Serve un ufficio anche in terraferma, specialmente in una fase delicata in cui gli spostamenti vanno limitati all'essenziale per evitare possibili rischi di contagio». Il consigliere delegato ha individuato anche alcune «questioni oggetto di criticità: il passaporto mortuario, l'affidamento delle ceneri e le deroghe per accedere ai cimiteri. Pratiche che vanno snellite al più presto per andare incontro ai cittadini insiste - So che il tema è all'attenzione, ma bisogna accelerare».
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