Dottoressa morta di coronavirus, i pazienti: «Ora vogliamo farci curare dai figli»

Samar Sinjab, a sin. con i figli
MIRA «Una persona e un medico speciale, che amava gli abiti colorati e le collane, e aveva una sensibilità straordinaria». E' questo uno dei tanti ricordi...

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MIRA «Una persona e un medico speciale, che amava gli abiti colorati e le collane, e aveva una sensibilità straordinaria». E' questo uno dei tanti ricordi della dottoressa Samar Sinjab, 62 anni, medico di Mira e di Borbiago, deceduta giovedì per Covid-19 all'ospedale di Treviso. A piangere per la sua morte anche le suore di Borbiago: «Non era solo il nostro medico curante, era una di famiglia per noi», ricorda suor Elissania Da Purificacao Lopes, originaria del Brasile e presente nella comunità parrocchiale di Borbiago, mentre sono in molti a sperare che il figlio della donna, Rafi El Mazloum, possa prendere il posto della madre nello studio ambulatoriale.


FAMIGLIA STIMATA
Il decesso della dottoressa Sinjab ha avuto un grande rilievo mediatico, anche in quanto centesimo medico italiano che ha perso la vita a causa del contagio, e ha lasciato nella comunità di Borbiago un enorme vuoto. La dottoressa era molto amata e stimata, e con lei anche la sua famiglia. Il marito Omar El Mazloum, mancato improvvisamente nel 2007, era un conosciutissimo e apprezzato pediatra di Mira, e i figli, Rafi e Dania, hanno scelto la strada dei genitori. Rafi è medico legale e Dania ha seguito le orme del padre diventando anche lei pediatra. Samar, che era medico di base sia nell'ambulatorio di via Toti a Mira Taglio, sia a Borbiago in via Papa Giovanni XXIII, era di religione islamica e di origini siriane: era nata infatti a Tall, ma si era laureata in Medicina e chirurgia all'Università di Padova e successivamente aveva scelto la specializzazione in Medicina generale.
La professione di medico era per lei una missione, e fino all'ultimo giorno, prima del ricovero a Treviso, aveva visitato i suoi pazienti in ambulatorio, con tutti gli accorgimenti per evitare il contagio. «Ci accoglieva in ambulatorio sempre con un sorriso racconta suor Elissania. Noi solitamente andiamo in due alle visite mediche e quando ci vedeva ci salutava dicendo siete le mie stelle. Avevamo instaurato un bel rapporto e ora ci sentiamo tutte un po' orfane. Era un'amica oltre che un medico, con due grandi passioni, il suo lavoro e la sua famiglia.
Abbiamo saputo per caso che era islamica perché un giorno nel ringraziarla le abbiamo donato un rosario e lei lo ha ricevuto con gioia dicendo: Dovete spiegarmi come si prega con questo. Era una bellissima persona e sono sicura che ora si trovi in Cielo». La disponibilità e la consuetudine con la quale accoglieva e trattava i suoi pazienti sono raccolti nei tanti post scritti dai suoi pazienti nei gruppi social di Mira. «Era sempre disponibile e rispondeva al cellulare, a qualsiasi ora e giorno, racconta Veronica, una delle sue pazienti. Samar, come preferiva farsi chiamare senza il lei o dottoressa, sapeva trasmettere a tutti una grande energia positiva, aveva sempre una parola buona e incoraggiante per ognuno».

Un rapporto speciale che i pazienti vorrebbero proseguire con il figlio, Rafi El Mazloum: «In queste settimane di assenza ha sostituto la madre in ambulatorio con la stessa passione e la stessa disponibilità nonostante la situazione famigliare sostengono molti pazienti. Sarebbe bello se potesse proseguire l'incarico della mamma, per noi sarebbe una sicurezza e siamo pronti a qualsiasi azione per questo».
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Il Gazzettino