CITTADELLA - Si arricchisce di nuovi particolari l'inchiesta, al momento senza una precisa ipotesi di reato né indagati, aperta dal procuratore aggiunto Valeria Sanzari...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
LA TESTIMONIANZA
La donna riferisce che, dopo le dimissioni dalla struttura socio assistenziale, il consorte aveva ricevuto la visita domiciliare del suo medico di base, il dottor Trento. In quella circostanza il medico aveva raccontato di aver saputo che Antonello era stato sistemato nella stessa stanza di un paziente risultato positivo al Covid-19. E se gli stessi valori biologici riscontrati nel corso di quella visita si fossero confermati anche l'indomani, si sarebbe reso necessario il ricovero ospedaliero. Circostanza puntualmente verificatisi: Gino Antonello era stato trasferito d'urgenza all'ospedale di Cittadella dove il suo cuore aveva smesso di battere due giorni dopo. Nella sua testimonianza la donna racconta anche un altro episodio, risalente alla prima settimana di marzo, sempre durante la degenza a Borgo Padova. Il marito le aveva riferito al telefono che, nonostante il blocco degli accessi, in casa di riposo continuavano a circolare persone diverse dagli operatori della struttura. «Loro fanno entrare chi vogliono»: questa la frase pronunciata dal 63enne. Una circostanza confermata pure dai familiari di altre due vittime che hanno riferito del continuo via vai di manovali di un'impresa edile, senza mascherine, impegnati in lavori di ristrutturazione all'interno della casa di riposo.
I QUESITI
L'associazione Civica Difesa chiede alla Procura di accertare per quali ragioni Gino Antonello sia stato dimesso in fretta e furia dall'ospedale di comunità il 6 aprile senza l'effettuazione di un ulteriore tampone visto che il test del 25 marzo era risultato negativo. La positività del contabile è stata infatti riscontrata soltanto nove giorni dopo le dimissioni, e cioè all'atto del ricovero in ospedale (15 aprile), quando il suo quadro clinico era ormai largamente compromesso. I legali sollecitano l'acquisizione della cartella clinica di Gino Antonello al fine di verificare quanti tamponi siano stati effettuati sulla vittima, e i registri della casa di riposo, con l'obiettivo di accertare l'esatta dislocazione dei pazienti positivi al Covid-19. Soltanto da un'attenta analisi di questa documentazione possono essere stabiliti eventuali profili di responsabilità per la mancata o insufficiente adozione di accorgimenti o presidi utili ad evitare il contagio.
Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino