TREVISO Non solo il mercato maggiore, quello del martedì e del sabato, cuore palpitante di piazzale Burchiellati e piazza del Grano, ma tutti i mercati. Il sindaco Mario...
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FERMEZZA
Il sindaco ha voluto dare un altro segnale, dopo le transenne all'ingresso della Restera e delle Mura: in questi giorni nessuna deroga. Bisogna restare a casa. «Prendetevi cura di vuoi stessi - invita - e per qualche tempo mettete da parte le vostre passioni. Ora sono molto più importanti altre cose». Restare senza il mercato del pesce e della verdura, vere e proprie attrazioni della Pescheria celebrate in decine di libri e migliaia di immagini, sarà uno choc per i trevigiani. Ma la terapia d'urto, fanno presente da Ca' Sugana, è più che necessaria nei giorni in cui è previsto il picco dei contagi.
LA POLEMICA
Il blocco ai mercati però alimenta la polemica dei venditori ambulanti specializzati in prodotti gastronomici: sono a tutti gli effetti venditori di alimenti, così come i negozi autorizzati a restare aperti. Ma non possono lavorare. Si fa portavoce delle loro difficoltà Sandro Taverna, membro della Consulta Sanità di Fratelli d'Italia: «Desidererei comprendere, o meglio se qualcuno mi sa spiegare il motivo per cui viene disatteso quanto chiaramente indicato all'art. 1 del D.P.C.M. dell'11/03/20 che recita testualmente: sono chiusi indipendentemente dalla tipologia di attività svolta, i mercati salvo le attività dirette alla vendita di soli generi alimentari. Allo stato attuale nella realtà territoriale che conosco, molte amministrazioni comunali non rispettano il citato disposto, vietando a questo tipo di operatori economici di poter svolgere la propria attività». Per Taverna e per la categoria in fermento è una contraddizione lasciare libero ingresso ai supermercati e vietare invece il commercio all'aperto: «Va tenuto presente che l'attività svolta nei supermercati avviene in ambienti chiusi ma soprattutto, ogni singolo cliente non ha come unico interlocutore l'addetto alla vendita che è tenuto al rispetto degli obblighi imposti, come l'utilizzo dei presidi di sicurezza e le distanze da rispettare, oltre che il divieto di assembramento norme che fa rispettare anche al cliente, come è già avvenuto sino ad oggi nel rispetto del precedente Decreto ministeriale. Ai malpensanti potrebbe sembrare che anche in questa occasione stiamo assistendo ad una forma di discriminazione tra grossi e piccoli commercianti, anche in funzione del fatto che ad oggi non esistono chiare forme di sostegno economico per questi nuclei famigliari che quotidianamente dipendono da ciò che incassano a fronte di enormi sacrifici. Non dobbiamo dimenticare che la loro sede fiscale non risiede in qualche paradiso, ma sono i nostri vicini di casa». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino