VICENZA - Mentre Lino Fraron, l'imprenditore vicentino tornato dalla Serbia, risultato positivo al coronavirus e accusato di essere un untore è tuttora ricoverato in...
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LA TESTIMONIANZA
La testimonianza è di Alan Castellucci, ingegnere lombardo che si divide tra Cremona e Bergamo e che collabora con l'imprenditore di Sossano attorno a un progetto su cui vige il massimo riserbo («Sarà una cosa rivoluzionaria»). Con Castellucci c'è un altro professionista e tutti e due sono ospitati da Lino Fraron in un'ala della sua villa, dove peraltro si trovano tuttora in isolamento. Non in stanze per gli ospiti, ma in appartamenti separati, specifica l'ingegnere. In un'ala della villa vive l'imprenditore, titolare della Laserjet, mentre moglie e figli vivrebbero in altre residenze. Tant'è, Castellucci si è inalberato quando ieri ha letto le cronache che riportavano le parole della dottoressa Russo: «Ha detto che io sarei andato con Lino alla famigerata festa di sabato. Non è così. Io me ne ero già andato da Sossano e stavo dalla mia compagna in Lombardia».
L'ALTRA VERSIONE
Racconta l'ingegnere: «Lino, che è una persona dal cuore d'oro, quando è tornato dal suo viaggio stava benissimo. Io e un altro collaboratore siamo ospiti nella sua villa in appartamenti distinti. E nella dimora c'è quello che voi chiamate il suo maggiordomo. Quand'è tornato stava bene, almeno fino alle 19 di venerdì, quando gli ho detto che me ne sarei tornato in Lombardia per il weekend, mentre l'altro collega tornava a Desenzano. Quindi non potevamo il giorno dopo andare alla famigerata festa. Io sono rientrato a Sossano domenica sera. Ed è stato allora che Lino mi ha mandato un messaggio dicendomi che era in ospedale. Chi l'accompagnato? Non lo so. So però cosa mi ha scritto nei messaggi successivi, che aveva sete e non gli davano da bere, che aveva freddo e non gli davano una coperta. Il suo errore è stato di rifiutare il ricovero, abbiamo anche litigato, ma era allarmato e preoccupato del trattamento, aveva paura di morire in ospedale».
Quindi lunedì 29 giugno l'imprenditore vicentino torna nella sua villa di Sossano e da quanto ha riferito all'Ulss ha avuto contatti sociali. «Contatti? Lino non si è mai mosso, voleva andare in una clinica privata dove si cura il Covid ma in Veneto non ce ne sono. Come ci siamo parlati? A debita distanza. Nessuno è venuto in casa, neanche i familiari. Poi finalmente ha accettato il ricovero». Ma, essendo tornato dalla Serbia, non si era preoccupato dei sintomi? «Lino stava benissimo, non aveva sintomi. Fosse stato così io per primo mi sarei preoccupato, non sarei andato dalla mia compagna. Adesso siamo tutti in quarantena». I tamponi? «Io e il mio collega ci siano fatti l'esame sierologico, ce lo siamo pagati, io sono addirittura immune. Al maggiordomo il tampone gliel'hanno fatto per ultimo. Ed è negativo». Le condizioni dell'imprenditore? «Dal 1° luglio, quando si è ricoverato, non sono più riuscito a comunicare con lui. Speriamo che si riprenda. E allora si farà sentire».
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Il Gazzettino