Manager contagiato, la cinese: «Ho accompagnato io Lino in ospedale. Massaggiatrice? Tutto falso»

Una donna sottoposta al tampone
CADONEGHE (PADOVA) Due sorelle cinesi, un marito italiano e un viaggio serale di 60 chilometri a cavallo tra la provincia padovana e quella vicentina. Gli uomini del Dipartimento...

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CADONEGHE (PADOVA) Due sorelle cinesi, un marito italiano e un viaggio serale di 60 chilometri a cavallo tra la provincia padovana e quella vicentina. Gli uomini del Dipartimento di Prevenzioni dell’Ulss Euganea e i colleghi dell’azienda sanitaria Berica hanno lavorato sodo per ricostruire la “pista” dei contatti legati all’imprenditore vicentino 64enne Lino Fraron.


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Una delle figure-chiave è la quarantenne cinese, residente in Italia da oltre dieci anni, che la sera di domenica 28 giugno ha caricato in auto il manager per accompagnarlo al pronto soccorso. Risultata anche lei positiva al Covid dopo il tampone effettuato il mattino seguente all’ospedale di Schiavonia, ora si trova in isolamento domiciliare nella sua casa padovana di Cadoneghe e offre al Gazzettino la propria testimonianza su quell’ultima sera prima del ricovero di Fraron.

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«Noi siamo amici tramite una mia zia che vive nel suo paese e che lui ha conosciuto per motivi di lavoro - racconta la donna -. Quella domenica il suo aiutante domestico non c’era, lui non si sentiva bene e mi ha telefonato alle 10 di sera per chiedermi aiuto. Aveva un po’ di tosse e altro malessere. Io con la mia macchina sono partita da Cadoneghe e sono andata a prenderlo per poi accompagnarlo in pronto soccorso a Noventa Vicentina. Ha fatto il tampone e io l’ho aspettato fuori. Poi mi ha comunicato che era positivo al Coronavirus, non ce lo saremmo mai aspettato. Da lì è stato trasferito a Vicenza e io l’ho sentito solo un’altra volta».

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La smentita: non sono una massaggiatrice

La donna smentisce qualunque voce sul rapporto con l’imprenditore: «Ne ho sentite dire di tutti i colori, ho sentito che io sarei la sua massaggiatrice. È tutto falso. Io sono solo un’amica e lui è una brava persona che si è sempre comportato bene, non ha mai immaginato di avere il Covid e non è mai andato in giro consapevole di essere un pericolo».
In Regione però la pensano diversamente e sottolineano ripetutamente le negligenze dell’uomo. 

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La quarantenne cinese si è presentata il giorno dopo al pronto soccorso di Schiavonia risultando anche lei positiva al Covid ed è stata subito posta in isolamento domiciliare. «Ho avuto vomito e mal di testa, ora va meglio ma per un po’ me ne resto qui in casa senza vedere nessuno» assicura. Intanto, però, non è chiara la sua posizione lavorativa. «Sono disoccupata» avrebbe dichiarato al personale dell’Ulss Euganea lunedì scorso. «Sono impiegata in un’azienda di Torri di Quartesolo» ha però detto ieri al Gazzettino. Potrebbero essere necessari ulteriori accertamenti.

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Che lavoro fa la donna cinese?

La quarantenne vive da sola mentre sua sorella ha 38 anni e vive in centro a Padova con il marito italiano. La trentottenne, titolare negli anni passati di un bar a Lozzo Atestino e ora di una profumeria ad Adria (dove però lavora solo una commessa) è stata in isolamento pochi giorni ma poi è stato appurato che non aveva avuto rapporti con la sorella nell’ultimo mese. Il marito italiano, invece, contatti con la cognata ne ha avuti e quindi è ancora in isolamento. L’Ulss li ha invitato ad effettuare il tampone, fino ad ora non ancora eseguito. L’unico obbligo di legge è quello dell’isolamento domiciliare di 14 giorni, con telefonate quotidiane del personale sanitario per verificare la situazione. Coincidenza vuole che proprio alcuni bar di Lozzo Atestino furono “osservati speciali” cinque mesi fa quando gli esperti lavorarono per ricostruire la miccia del focolaio di Vo’. 

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Il bollettino ha registrato il caso ieri sera: c'è un nuovo paziente ricoverato in rianimazione in Veneto, è all'ospedale di Vicenza ed è l'unico, dei 9 totali che si trovano in terapia intensiva, positivo al Coronavirus.

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Il Gazzettino