Licenziamento per il coronavirus ad Abano Terme, alberghi vuoti e incassi azzerati

Licenziamento per il coronavirus ad Abano Terme, alberghi vuoti e incassi azzerati
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ABANO TERME (PADOVA) «La situazione qui è drammatica. Gli alberghi sono vuoti, le vie desertiche, gli incassi azzerati. Alcune associazioni e l'amministrazione comunale minimizzano la situazione, nascondendosi dietro un dito, nella speranza che la crisi passi in pochi giorni, che il periodo pasquale sia salvabile grazie a una campagna pubblicitaria di rilancio». Il quadro nerissimo, in tempi di Coronavirus, per le Terme Euganee è dipinto così da un gruppo di commercianti di Abano Terme non legato ad associazioni di categoria. Una stima autorevole, peraltro, ha calcolato in 20 milioni di euro il calo di fatturato che subirà questo territorio nel solo mese di marzo. 


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IL COMMERCIO
«Il prossimo mese di aprile rischiamo una quindicina di chiusure nella sola isola pedonale, numero destinato a salire con il protrarsi della crisi e che non tiene conto del resto della città - aggiungono i commercianti - nei giorni scorsi i rappresentanti dei sindacati dei commercianti hanno scelto, di concerto con il comune, una linea ottimistica che non condividiamo. Tenere i negozi aperti e mostrarci accoglienti è scontato, ma per chi?. Secondo i commercianti impostare una campagna di rilancio oggi sarebbe inutile. Le persone hanno priorità diverse rispetto al prenotare le vacanze. «Oggi è necessario intervenire sull'emergenza, evitando il più possibile che il tessuto economico del nostro territorio si sfaldi. Ci sentiamo soli e non rappresentati». 

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IL LAVORO
Abano Terme nei giorni scorsi ha visto partire la prima lettera di licenziamento per Covid-19. L'ha inviata a una lavoratrice termale l'hotel Abano Ritz. La missiva ha fatto rumore e prodotto strumentalizzazioni sul web. Ma le motivazioni di quella lettera di licenziamento non sono nella irresponsabilità sociale della parte imprenditoriale stavolta. «Bisogna comprendere che si sono alberghi che in questo momento hanno decine di dipendenti e solo qualche unità di ospiti. Sono costi altissimi - spiega il segretario Fisascat Cisl, Marco Bodon - siamo al caso di un lavoratore con un contratto a termine di un anno. È stata seguita questa strada con quella motivazione, anche condivisa con noi, per fare in modo che il lavoratore possa percepire gli ammortizzatori sociali. Diversamente si sarebbe potuto trovare nella condizione di non avere più alcun sostegno al reddito una volta esaurite le ferie retribuite. Si tratta comunque di lavoratori che hanno in tasca l'impegno per la riassunzione». 


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Il Gazzettino