PORDENONE - Appartamento gratuito da destinare a medici ed infermieri impegnati nella lotta al Covid-19? No, grazie. E’ diventata un caso la lettera inviata...
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L’ASSESSORE
«A parte il fatto che il proprietario può decidere di affittare il suo immobile a chi vuole – attacca il vicesindaco, che ha la delega alle Politiche sociali – nel caso specifico credo che quella lettera, che l’amministratore si è visto costretto ad inviare, sia un affronto nei riguardi di chi in questo momento è chiamato a salvare delle vite umane. Sono arrabbiato e, anzi, mi auspico quanto prima che quell’appartamento venga assegnato, sino a giugno, a personale che lavora in ospedale nel reparto Covid o in Terapia intensiva». Un caso singolare, che stride con la disponibilità dimostrata da molti cittadini nel mettere a disposizione gratuitamente, per un periodo massimo di tre mesi (da aprile a giugno), immobili sfitti a favore dimedici ed infermieri, vincitori di concorso, che stanno arrivando a Pordenone per dare manforte ai colleghi in trincea. Sono ventiquattro, per l’esattezza, quelli che hanno aperto le loro porte. Una decina gli operatori già sistemati dei sessanta che giungeranno in città a scaglioni. «Le uniche spese a carico degli utenti – ricorda il vicesindaco – sono quelle delle bollette di luce, acqua e gas. Ho visitato personalmente gli appartamenti messi a disposizione e tutti, lo devo dire, sono tenuti molto bene. Anche quello finito nel mirino di alcuni condomini che, concluse alcune piccolissime operazioni di manutenzione già avviate, risulterà essere probabilmente il migliore. Lo so, nella riposta data all’amministratore sono stato duro ma di fronte a certe preteste e richieste non ci ho più visto».
Dello stesso avviso Luciano Clarizia, presidente dell’Ordine delle professionisti infermieristiche di Pordenone: «Siamo di fronte a considerazioni gravi – si dispiace – che dimostrano l’ignoranza sanitaria di certe persone che, per fortuna, costituiscono una netta minoranza. Chi lavora nei reparti Covid è più controllato di qualsiasi altra persona, quindi mi viene difficile comprendere tutti questi timori. Di quella lettera, lo devo dire, sono rimasto male anche io, in particolare quando si chiede all’Azienda sanitaria di sapere le condizioni di salute di potrebbe andare ad abitare in quell’appartamento. E se chi l’ha fatta scrivere, un domani, risultasse positivo al coronavirus? E’ questo il ringraziamento a sacrifica la propria vita per salvare quella di altri? Fortunatamente la maggior parte dei pordenonesi, anche in questo frangente, ha dimostrato di avere un cuore enorme» Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino