Positivo un medico di Jesolo: lavora in un poliambulatorio

Positivo un medico di Jesolo: lavora al poliambulatorio “Maremis”
JESOLO - L’amministrazione comunale di Jesolo è stata informata questa mattina dall’Azienda Ulss4 "Veneto Orientale" del primo caso di...

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JESOLO - L’amministrazione comunale di Jesolo è stata informata questa mattina dall’Azienda Ulss4 "Veneto Orientale" del primo caso di positività al Coronavirus di un medico che abita in città e lavora alla “Casa di Cura Sileno e Anna Rizzola” di San Donà di Piave e presso il poliambulatorio specialistico “Maremis” di Jesolo, come riporta in una nota ufficiale la stessa Giunta.


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Non è ancora stato reso noto il nome del medico. «Come avvenuto ieri per il professionista di San Donà di Piave risultato positivo - spiega il sindaco - siamo stati informati puntualmente. Stiamo seguendo la situazione in collaborazione con l’Ulss4 per sostenere una corretta comunicazione. La notizia di questo primo caso non deve spaventare o generare panico immotivato - commenta il sindaco di Jesolo, Valerio Zoggia -. Tutte le misure di prevenzione e i protocolli previsti dal Ministero della Sanità e dalla Regione Veneto sono stati attivati e la stessa Azienda sanitaria sta provvedendo alle verifiche puntuali sulle persone che possono avere avuto contatti con il medico. Come previsto dalle misure nazionali, il Comune di Jesolo attiverà il Centro Operativo Comunale per il monitoraggio e di supporto e che rappresenta una ulteriore garanzia per i cittadini. Abbiamo dunque tutti gli strumenti per gestire al meglio la situazione sul territorio e ogni cittadino può contribuire facendo la propria parte: rispettando le indicazioni del Ministero della Salute, della Regione, dell’Azienda Ulss4 e del Comune e mettendo in atto le buone pratiche di igiene e sostenendo una corretta informazione. Siamo un’unica comunità e remando tutti nella stessa direzione saremo in grado di agire al meglio”.

CASO POLITICO
"La cosa che avevo denunciato con la mia interrogazione depositata il 5 marzo - scrive il consigliere regionale Piero Ruzzante (Leu) - purtroppo puntualmente si è verificata! Venti persone  fatte venire dalla Lombardia a San Donà per operazioni differibili! Questo significa  non solo pensare al business invece di dare una mano al pubblico, ma che i schei infettano un reparto dell’ospedale privato! La Regione e Zaia devono bloccare in questa fase così delicata il turismo sanitario e chiedere alle strutture private di collaborare con la sanità pubblica per la gestione del Covid-19".

La denuncia del consigliere Ruzzante


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