L'indagine Unioncamere vede nero: «Manifatturiero, crisi gravissima imprese ferme»

crisi nei trasporti
VENEZIA - Uno choc tanto imprevedibile quanto violento che avrà ripercussioni pesantissime ora e in futuro. Una debacle negli investimenti e nell'export che ha fatto...

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VENEZIA - Uno choc tanto imprevedibile quanto violento che avrà ripercussioni pesantissime ora e in futuro. Una debacle negli investimenti e nell'export che ha fatto registrare molti segni negativi come fotografa l'indagine Veneto Congiuntura di Unioncamere svolta su 3mila imprese con meno di dieci dipendenti per complessivi 91mila addetti. Uno spaccato degli effetti del lockdown in emergenza coronavirus che nel primo trimestre 2020 ha fatto segnare -7,1% nel Pil veneto, -5,7% nella domanda interna, -5,3% nei consumi delle famiglie, -13,1% negli investimenti e -9,1% nell'export. Da qui le critiche mosse al governo e l'annuncio del piano di rilancio della Regione Veneto da parte dell'assessore alle Attività produttive Roberto Marcato.

I NUMERI
Lo studio evidenzia il divario tra le aziende che hanno sospeso l'attività e quelle che hanno lavorato: nella produzione le prime registrano -11,9% e le seconde -0,1%, negli ordini -10,5% a fronte di -1,8% e nel fatturato -11,1% contro -1,1% di chi non ha chiuso. I settori più colpiti trasporto (-16,9%), legno e mobile (-13,8%), tessile e abbigliamento (-11,3%). Se i danni sono pesanti le previsioni sono anche peggiori - come ha descritto Antonella Trevisanato dell'area ricerche di Unioncamere del Veneto - e prevedono -50,8% di produzione, -52,9% di fatturato, -51,4% di ordini interni e -43,3% di quelli esteri. Ricordando che la chiusura ha investito il 72,6% delle imprese del manifatturiero, di cui il 63% su disposizione del governo e il 9% per propria scelta. Certo il Veneto non è solo nella crisi che fa registrare contrazioni di Pil del -8% in Italia e di -7,7% nella zona euro.
LE CRITICHE

Critiche le posizioni sull'operato del governo. «Il quadro delineato dai dati descrive una situazione gravissima» premette il presidente di Unioncamere del Veneto Mario Pozza paventando il timore che «questi indicatori descrivano solo la prima fase di una congiuntura negativa». Sottolinea inoltre come «le misure intraprese per la fase 2 sono viziate dalla burocrazia» e non sono strutturali «perché prive di visione e prospettiva, basate su contributi a pioggia» nell'ottica di «un principio di assistenzialismo e non di aiuto alle imprese». Criticata anche l'esclusione delle Camere di commercio che «sull'internazionalizzazione possono mettere a disposizione la capillarità sul territorio e la presenza all'estero». Sulla stessa linea Giuseppe Riello, presidente Camera di Commercio di Verona: «I risultati che ci aspettavamo dal decreto del governo non ci sono stati, con tre mesi di ritardo è arrivato un documento di 450 pagine, oltre le centinaia di decreti attuativi, mentre i dipendenti non hanno ancora ricevuto la Cassa integrazione». Ricordiamo che secondo l'indagine l'84% delle imprese venete ha fatto ricorso a provvedimenti occupazionali, di questi il 73,9% è ricorso alla Cig e il 41,3% allo smart working. «Lo studio mostra che il coronavirus ha intaccato in modo non omogeneo il tessuto economico veneto, mentre il decreto del governo non tiene conto dei diversi settori merceologici. Quindi ha preso i 600 euro anche chi non aveva bisogno, mentre solo il 3,5% delle imprese venete è riuscito ad accedere al prestito i 25mila euro delle banche» spiega l'assessore Marcato che anticipa che già per il fine settimana verrà presentato il piano della Regione Veneto, «un piano forte - conclude - che intercetta le imprese in difficoltà e che punta su due filoni: il credito e le risorse a fondo perduto».
Raffaella Ianuale
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Il Gazzettino