PORDENONE E UDINE - Una percentuale vicina all’uno per cento, cioè bassissima. Di molto inferiore anche rispetto alle stime più ottimistiche messe nero su...
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L’ANALISI
La campagna è quella lanciata dall’Istat nella terza settimana di maggio ed è basata sui test sierologici. In regione coinvolge un campione di 8mila persone, rappresentativo dell’intera popolazione. A livello nazionale ha risposto alla chiamata della Croce rossa (il soggetto individuato dal ministero della Salute per svolgere concretamente il campionamento) circa la metà della platea degli interpellati. In Friuli Venezia Giulia il dato è migliore, e in ogni caso sufficiente ad estendere i risultati ottenuti sino ad oggi alla totalità del campione. Si tratta di un esercizio statistico che gli esperti definiscono affidabile. Per quanto riguarda il Friuli Venezia Giulia, il dato filtra dai laboratori di ricerca incaricati di verificare uno ad uno gli esiti dei test sierologici a cui sono stati sottoposti i cittadini interpellati.
IL METODO
Per quanto riguarda i contagiati “a posteriori”, si tratta di cittadini che dopo aver fatto l’esame hanno scoperto di aver contratto in passato il Coronavirus grazie agli anticorpi chiamati “IGg”, cioè le “sentinelle” di un’infezione contratta e successivamente sconfitta. Niente contagio su larga scala, quindi. In Friuli Venezia Giulia solo una minima parte della popolazione ha conosciuto da vicino il virus. Cosa dice questo risultato, oltre al fatto che in regione la diffusione del virus è stata più che mai marginale? Una seconda conclusione, ad esempio, riguarda il fatto che di fronte a una ipotetica seconda ondata dell’epidemia, il territorio risulterebbe ancora scoperto, cioè privo delle protezioni date dagli anticorpi. Va però ricordato che al momento la comunità scientifica non si è espressa con certezza in relazione alla capacità del sistema immunitario di proteggere l’individuo da una seconda infezione. E non si sa nemmeno per quanto, nell’eventualità, sarebbe attivo lo “scudo”.
IL CAMPIONE
L’Istat, per dare il via all’operazione di test sierologici sulla popolazione, ha composto il campione da esaminare tenendo conto di una vasta gamma di variabili: tra le ottomila persone selezionate in Friuli Venezia Giulia, ci sono praticamente tutte le diverse tipologie: lavoratori (nei settori a rischio e non), inoccupati, pensionati, giovani, anziani, cittadini di mezza età, uomini e donne. Uno specchio il più possibile fedele della popolazione complessiva che risiede in regione. La validità del test dipendeva molto dall’adesione della popolazione, e in alcune regioni d’Italia quest’ultima è stata molto bassa. In Fvg le cose sono andate meglio e ora si può parlare di dati veritieri. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino