Coronavirus. La famiglia in fuga da New York al piccolo paesino nel Bellunese: «Qui siamo al sicuro»

Coronavirus. La famiglia in fuga da New York al piccolo paesino nel Bellunese: «Qui siamo al sicuro»
COLLE SANTA LUCIA - In fuga da New York, poco attenta a contenere la diffusione del Covid-19, per trovare riparo a Colle Santa Lucia. Il volo della speranza è partito il 15...

Continua a leggere con la nostra offerta speciale:

X
MIGLIORE OFFERTA
ANNUALE
19 €
49,99€
Per 1 anno
SCEGLI
MENSILE
1 €
4,99€
Per 3 mesi
SCEGLI
2 ANNI
40 €
99,98€
Per 2 anni
SCEGLI

VANTAGGI INCLUSI

  • Tutti gli articoli del sito, anche da app
  • Approfondimenti e newsletter esclusive
  • I podcast delle nostre firme

- oppure -

Sottoscrivi l'abbonamento pagando con Google

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
COLLE SANTA LUCIA - In fuga da New York, poco attenta a contenere la diffusione del Covid-19, per trovare riparo a Colle Santa Lucia. Il volo della speranza è partito il 15 marzo scorso e ora, dopo aver superato abbondantemente il previsto periodo di isolamento, la famiglia Beltrame tira un sospiro di sollievo. Nella storica casa delle vacanze marito, moglie e due bambini, originari di Portogruaro (Venezia), comunicano quotidianamente, per lavoro e per scuola, con Manhattan. Da remoto il manager, la giornalista e i piccoli alunni partecipano a meeting, riunioni, corsi, lezioni, laboratori e altro ancora.


«Diciamo che lavorare nella nostra ampia terrazza o giocare nel giardino, fronte Pelmo, non ha prezzo - ci scherza su Marco Beltrame -. Abbiamo perfino predisposto una porzione di terreno per piantare l'orto, là dove lo faceva mio nonno. L'alternativa sarebbe stata quella di farsi la quarantena in quattro in un appartamento di 50 metri quadrati, al 37° piano di un grattacielo. In una città dove purtroppo, è quello che abbiamo percepito, nessuno dava il giusto peso all'emergenza sanitaria che sarebbe scoppiata di là a poco. In quella situazione, di paura, con la mia compagna Virginia abbiamo deciso di partire». 



LA FAMIGLIA
La coppia veneziana, ma collese nel cuore, per 12 anni ha risieduto in Australia, dove sono nati sia Pietro che Stella, mentre da due anni vive nella metropoli statunitense. «Ma ogni estate - spiega il 45enne - immancabile il nostro arrivo a Colle dove la mia famiglia possiede da svariati decenni un'abitazione in cui io ho trascorso, fin da piccolo ogni anno, tutti i tre mesi di bella stagione. Le tante amicizie nate a Colle quand'ero ragazzo vivono tutt'ora: siamo sparsi in ogni parte del mondo ma siamo come fratelli. Ed è sempre qua a Colle che voglio trasmettere ai miei figli l'amore per la montagna e la natura». I bimbi, 9 e 6 anni, perfettamente bilingui, sentono relativamente la mancanza della loro città di adozione in quanto tutti i giorni assistono alle videolezioni: anche negli Usa infatti, da qualche settimana, la scuola è chiusa. «Stella ha compiuto i 6 anni qua in paese qualche giorno fa - dice il papà - e siamo riusciti a organizzarle un party on line con i suoi amichetti. Connettività al massimo per tutti grazie anche a un fuso orario sostenibile: New York è 6 ore indietro rispetto a noi».

L'ODISSEA
«Vedendo cosa stava succedendo in Italia e in Europa in generale - prosegue nel racconto Marco - ci siamo spaventati perché la politica federale oltre oceano non si stava muovendo di un centimetro. E noi siamo a Manhattan, un'area grande più o meno come Colle e Selva messe assieme dove vivono 3 milioni di persone e dove ogni giorno ne arrivano altri 2 per lavorare. Solo nel nostro grattacielo siamo in mille. Così sabato 14 marzo abbiamo deciso di partire. Il volo era l'indomani, uno degli ultimi di Alitalia, il più bello della mia vita. A Colle dove siamo arrivati il lunedì sera, avendo avvisato per tempo chi di dovere, accolti a braccia aperte. Dal sindaco, al vigile, al negoziante: tutti ci hanno dato una mano. Ovviamente per due settimane ci siamo tappati in casa e più che gentilmente ci veniva consegnato a domicilio tutto il necessario: dalla spesa alle mascherine e altro ancora. Grazie di cuore». 

LE PROSPETTIVE

«Non ci siamo dati una scadenza per il ritorno - conclude Beltrame - Di certo, se tutto volgerà al meglio, entro i primi di settembre per consentire ai bambini di riprendere la scuola che a maggio e giugno resterà chiusa come in Italia. Ma finché il lavoro ce lo permetterà resteremo qua. Ci sentiamo più al sicuro perché la sanità italiana è tra le migliori al mondo. E perché, in questa piccola comunità, siamo un team fantastico». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino