​Coronavirus e crisi economica. In Veneto già in fumo 27,5 miliardi di fatturato: «Situazione durissima»

Coronavirus e crisi economica. In Veneto già in fumo 27,5 miliardi di fatturato: «Situazione durissima» (Foto di Michal Jarmoluk da Pixabay)
Lo stop da coronavirus ha già compromesso 114,5 miliardi di fatturato nelle tre regioni trainanti dell'Italia: Veneto (27,5 miliardi), Lombardia (62,2 miliardi) ed...

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Lo stop da coronavirus ha già compromesso 114,5 miliardi di fatturato nelle tre regioni trainanti dell'Italia: Veneto (27,5 miliardi), Lombardia (62,2 miliardi) ed Emilia Romagna (24,2 miliardi). «Questa è la fotografia degli effetti della sospensione dell'attività in marzo e aprile per un totale di 930mila aziende, 235mila solo in Veneto - spiega Alberto Cestari, l'economista che ha stilato questa ricerca per conto degli artigiani di Cna - con quasi 4 milioni di addetti a casa, un milione nella nostra regione. Ma a questi danni potrebbe aggiungersi lo stop dell'export che dovrebbe continuare anche nei prossimi mesi: a rischio ci sono 171 miliardi, quasi 43 miliardi solo in Veneto». Una fotografia scatta basandosi sui codici Ateco e la stretta osservanza dei divieti previsti. Ma si sa, ci sono le deroghe e anche i furbi che hanno scavalcato i divieti.


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Il presidente della Cna del Veneto Alessandro Conte avverte: «C'è in gioco più del 40% del Pil italiano, se non avviamo subito le imprese la crisi per l'economia italiana sarà durissima e chi soffre di più in questa situazione sono le imprese artigiane, quelle dell'edilizia, della moda, dei servizi. Spesso aziende familiari. Per questo servono interventi mirati che abbiano come priorità il sostegno alle Pmi e un piano di riaperture che abbia anche differenziazioni regionali».
 
FONDI AI CONFIDI
Matteo Ribon, segretario della Cna del Veneto, indica un rischio incombente: «I fondi per la cassa integrazione dei dipendenti dell'artigianato, 80 milioni, sono già finiti. Da maggio senza un rifinanziamento immediato del governo tramite il prossimo decreto Aprile, che doveva essere emanato ben prima, non potranno più essere sostenuti tramite gli enti bilaterali migliaia di lavoratori. Servono almeno 500 milioni. Veneto Sviluppo poi dovrebbe finanziare i Consorzi fidi che così potrebbero rilasciare immediatamente garanzie per sostenere le imprese e fornire a loro nuova liquidità. Molte banche sono ancora ferme sui prestiti fino a 25mila euro e quelli fino a 800mila euro devono ancora partire». Solo gli istituti di più grandi dimensioni come Intesa, Unicredit e Banco Bpm hanno già infatti sottoscritto l'accordo con Sace e da lunedì prossimo potrebbero mettere in lavorazione le prime domande. Mentre una circolare Abi spiega che il prestito garantito dalla Stato fino a 25mila euro per le piccole imprese - Intesa segnala di aver già ricevuto 104mila domande in Italia, un 20% dal Triveneto, molte però incomplete - non può servire a compensare fidi e prestiti precedenti. «Costi per accendere i prestiti e burocrazia devono essere ridotti al minimo - incalza Ribon - serve poi un'infornata immediata di mascherine alle aziende che devono riprendere a lavorare perché noi vogliamo lavorare in piena sicurezza e Regione e governo ci devono mettere in condizione di farlo senza pagare costi eccessivi, per questo chiediamo prezzi calmierati e l'intervento pubblico, almeno nella prima fase della riapertura. In ogni caso il coronavirus cambierà il nostro modo di vivere e lavorare, speriamo in meglio».

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Nel frattempo c'è da fare i conti con una crisi terribile. Secondo un sondaggio flash di Facile.it sono oltre 790.000 le famiglie venete che hanno visto calare il proprio reddito a causa del Covid-19, il 13% ha visto sparire oltre il 50% del reddito familiare, più di 57.000 famiglie ha addirittura perso il 100% delle entrate.

CAPORETTO

Lo studio della Cna segnala anche settori che vanno a pieno regime come agroalimentare e logistica, ma come in generale il 9% del fatturato delle imprese venete sia già stato bruciato dal lockdown, il 10% nel solo manifatturiero, commercio e turismo. «Per il nostro settore è peggio una Caporetto - avverte Marco Michielli di Confturismo e Federalberghi Veneto - si parla di una perdita di 24mila posti con una proiezione dei fatturati giù del 73% nel solo comparto alberghiero. Calcolato sui circa 18 miliardi di fatturato del turismo veneto ante-emergenza, si traduce in una perdita potenziale di oltre 13 miliardi». Il rischio è che l'anno prossimo molte aziende non possano riaprire disegnando uno scenario sconcertante per quanto riguarda i posti di lavoro e la ricchezza distrutta». Peggio è andata per edilizia, meccanica, moda, che da sola vale oltre 10 miliardi di vendite all'estero. «Gli ultimi due settori rischiano di vedersi azzerare completamente il loro export - ricorda Conte - per questo servono interventi immediati, ma dobbiamo essere coinvolti nelle scelte da fare perché solo così saranno su misura per le esigenze delle piccole imprese». Finanziamenti a pioggia o in ritardo sono inutili. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino