“Chiuso. Ci siamo momentaneamente trasferiti. Affittasi. Vendesi”. Cartelli appesi ai vetri di vetrine polverose, locali pieni di scatoloni, di scaffali da svuotare e...
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CELLULE DI RESISTENZA
Resistono in sei, non sono pochi, certo, ma se si considera come gli spazi vuoti siano almeno otto, di cui uno temporaneamente inutilizzato, si capisce la portata del problema. Un tempo i bar erano almeno due, oggi entrambi sono chiusi. Resiste la pizzetteria al taglio, ma al momento è chiusa perché il servizio in questo periodo è stato accorpato all’interno di un altro locale dei proprietari. È vuoto il negozio fino a poche settimane fa occupato dalla Libreria Talpa, ora trasferitasi nel piano superiore della Libreria Tarantola, è chiuso il negozio di abbigliamento, ma non solo. Alcuni spazi sono vuoti da così tanto tempo che neppure ci si ricorda più chi li aveva occupati per ultimo. Resistono l’agenzia di viaggi, l’ottico e il panificio all’ingresso in via Caffi, l’agenzia During e un ufficio immobiliare all’ingresso opposto, quello affacciato su via Segato. Anche in via Psaro le difficoltà si fanno sentire. Hanno chiuso un negozio di scarpe e uno di articoli per la casa, di recente, e si aggiungono alla lista di attività che da tempo hanno abbandonato il campo lungo la strada.
NESSUNO STUPORE
Angela De Min, presidente della consulta Ascom Belluno, non è troppo stupita. «Negli anni le gallerie hanno sempre dimostrato di essere spazi difficili per i commercianti – spiega dal suo negozio in piazzetta Santo Stefano -, forse nelle grandi città è diverso, ma qui va così da sempre. Quell’area è partita male, c’era del disagio anni e anni fa, non è mai riuscita a raddrizzare il passo. Se spostano davvero il Tribunale a Treviso non può che andare ancora peggio».
LE PIAZZE
Non è che nel resto del centro si balli la samba, a sentire De Min. I negozianti in questi giorni si dicono soddisfatti per il passaggio di persone, inclini anche allo shopping dopo tanti mesi di risparmi forzati. Ma la portavoce dei commercianti in Ascom vede anche l’altra metà del bicchiere. Stando alle previsioni di chi ha il polso della materia in estate ci saranno turisti in montagna, d’accordo, ma senza gli eventi come vive il centro? «Non si pensi che il problema crisi del commercio–Covid sia risolto – prosegue -, qui la situazione è ancora molto ferma, non è tornato tutto alla normalità. È un momento di transizione per il capoluogo». Il quadro è complesso, tra uffici chiusi, lavoratori in smart working e il trasporto pubblico locale che non ha ripreso tutte le corse, senza dimenticare l’impossibilità di organizzare eventi. «Come Consorzio Centro Storico stiamo arrovellandoci per capire come attirare persone senza concerti e manifestazioni – spiega -, pensiamo di puntare sui prodotti tipici. Senza rassegne è difficile portare persone, il centro resta dormiente». De Min, come già altri colleghi, lancia un appello ai concittadini perché inizino a comprare meno online e a riscoprire i negozi della città «dove - conclude -, si trovano prezzi anche più convenienti rispetto ai grandi colossi come Amazon. Parlo per esperienza personale, vissuta pochi giorni fa. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino