​Coronavirus. Perde 25 chili, soffre ma guarisce: «I miei 4 mesi tra la vita e la morte»

Coronavirus. Perde 25 chili, soffre ma guarisce: «I miei 4 mesi tra la vita e la morte»
Qattro mesi di ospedale in condizioni gravissime, con il rischio concreto di non farcela. Ma alla fine della lunga battaglia è riuscito a sconfiggere il coronavirus e a...

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Qattro mesi di ospedale in condizioni gravissime, con il rischio concreto di non farcela. Ma alla fine della lunga battaglia è riuscito a sconfiggere il coronavirus e a tornare nella sua casa di Fiesso d'Artico, in Riviera del Brenta.


Roberto Di Bella ha compiuto 64 anni ad aprile, mentre era ricoverato in ospedale, e può sicuramente ritenersi un miracolato. Il virus infatti lo aveva colpito pesantemente ai polmoni, a un rene e al cuore.

IL CONTAGIO
A fine febbraio, assieme alla sua compagna Francesca Beghetto, era andato nella sua casa in montagna a Gallio, nell'altopiano di Asiago, e la prima a rimanere colpita dal virus è stata la donna. Il 25 febbraio, qualche giorno dopo la compagna, Di Bella ha cominciato ad avvertire i primi sintomi: febbre alta e tosse che inizialmente sono stati curati come un'influenza, su suggerimento del medico di base. Poi, il 3 marzo, i sintomi sono peggiorati e la compagna lo ha portato al pronto soccorso di Asiago, dove hanno subito constatato che la situazione di salute era peggiorata al punto di presentarsi quasi disperata.
L'uomo è stato trasportato d'urgenza all'ospedale di Vicenza, attrezzato per il virus, e qui è rimasto intubato per 40 giorni, e poi ne ha passati altri venti con il casco.
Oltre alla polmonite che è stato per quasi tutti i pazienti il tratto distintivo della malattia, il virus ha attaccato Di Bella ad un rene, curato con una dialisi di 20 giorni, e parzialmente al cuore.

IL CALVARIO
In quei quattro mesi, immobile in un letto di ospedale, Roberto ha perso 25 chili e la fibra muscolare, e ci vorrà tempo e molta riabilitazione per avere dei miglioramenti, ma lui è sorridente mentre racconta la sua avventura: «In certi momenti - dice - mi sento un miracolato, in altri mi chiedo ma perché doveva capitare proprio a me. Prima di questa esperienza, gli ospedali li avevo solo sfiorati. E' stata dura, in rianimazione ho visto situazioni di ogni genere, ma la vicinanza di Francesca e degli amici mi ha sostenuto. Voglio ringraziare anche il sindaco di Fiesso d'Artico, Andrea Martellato: mentre ero in ospedale ha mobilitato la protezione civile perché mi facessero avere il mio cellulare, un modo per mantenere i contatti con il mondo».


Di Bella dal 2018 è in pensione, dopo aver lavorato in una fabbrica di scarpe del suo paese. In Riviera è molto conosciuto anche per il suo impegno nella prima squadra di calcio di Fiesso d'Artico, dal 2000 al 2007, quando è stato dirigente del club sportivo. Il 25 giugno, al ritorno a casa, Roberto è stato accolto calorosamente dagli amici che hanno addobbato la sua casa e la strada con bandiere tricolori, mentre il sindaco Andrea Martellato e il vicesindaco Flavio Zebellin lo hanno omaggiato con una stampa storica che riproduce il paese. Nel lieto fine di questa storia si riconosce anche il valore del buon vicinato: Francesca ci tiene a ringraziare gli amici Roberto Lai e la famiglia Bodoer che l'hanno aiutata mentre faceva la quarantena da sola, nella casa di Fiesso d'Artico. Ogni giorno le portavano i pasti e si sinceravano sulla sua salute per sostenerla. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino