«A seguito della diffusione del “nuovo coronavirus” originatosi dalla città di Wuhan si raccomanda di limitare, per quanto possibile, i luoghi affollati e...
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LA SPIEGAZIONE
«Abbiamo cercato di fare prevenzione - ha spiegato il direttore generale dell’azienda, Stefano Bellò - che in questo caso è sia sanitaria che psicologica. I colleghi del gruppo che dovevano fare dei progetti e delle fiere in Cina sono stati bloccati. Già in Cina c’è stato un primo blocco. La precauzione è massima. Abbiamo chiesto sia al medico di fabbrica che all’Uls se fosse possibile sottoporci volontariamente a una forma di controlli precauzionali volontari ma ci è stato risposto che non ha senso fino a quando non ci sia qualche necessità. Per questa ragione c’è la massima serenità e trasparenza verso i lavoratori. Tutti si sono fatti delle domande ed abbiamo pensato fosse meglio dare delle risposte».
LE RICADUTE
L’azienda rassicura anche sulle ricadute della produzione: «Per il momento non c’è stato alcun impatto - prosegue Bellò - la pianificazione è di almeno due o tre mesi, quello che va in produzione adesso era già stabilito prima di Natale. Si lavora con grande anticipo. Le ripercussioni potrebbero farsi sentire dopo il mese di maggio ma ci auguriamo non sia così. Anzi, continua la nostra ricerca di addetti qualificati».
OCCUPAZIONE
Insomma, almeno per il momento, è scongiurato che il coronavirus possa avere una ricaduta sul piano occupazionale di Clivet. L’azienda è parte di un gruppo presente in 4 continenti e con oltre 600 dipendenti, di cui la maggior parte in Italia dove è concentrata la produzione. Il fatturato, stando ai dati resi noti a dicembre, ha raggiunto i 140 milioni di euro (erano 124 milioni di euro nel 2018). Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino