MESTRE - Coronavirus. Per un po’ sono diminuiti di numero in modo quasi preoccupante, ora stanno tornando in massa al Casinò, soprattutto nella sede di Ca’...
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MICROCOSMO
Il Casinò di Venezia, proprio per la composizione della sua clientela, è un microcosmo emblematico per capire come veneziani e orientali, che spesso vivono in città da più generazioni, affrontano queste settimane da quando si è diffusa in tutto il mondo la notizia dei primi contagiati e delle prime vittime. E da ieri, quando si è saputo dei primi sei infetti in Italia (a Codogno e Castiglione d’Adda in Lombardia), le reazioni sono ancora più evidenti: tra un’apparente normalità e la preoccupazione che i dipendenti postano sui social.
All’aeroporto Marco Polo i Sindacati avevano chiesto a Save e ad Enac già alla fine di gennaio di incrementare le misure di prevenzione, dopodiché dal 6 febbraio volontari della Croce Rossa misurano la febbre a tutti i passeggeri in arrivo dai voli internazionali.
Al Casinò non si è a questo punto perché il capo della Protezione Civile e Commissario per l’emergenza coronavirus, Angelo Borrelli, ha ordinato di controllare le persone agli accessi principali del Paese, aeroporti e porti, e perché si presume che i clienti del Casinò siano già monitorati dal sistema sanitario pubblico come qualsiasi altro cittadino residente. Nei giorni scorsi, ad ogni modo, anche la direzione della Casa da gioco ha diffuso tra i lavoratori un volantino spiegando di aver consultato il medico competente e il responsabile del Servizio prevenzione e protezione dell’Azienda e di aver deciso di non attuare misure specifiche preventive ma di diffondere le informazioni sulle raccomandazioni universali per le misure igieniche per prevenire la comune influenza stagionale: e quindi raccomanda di evitare il contatto con persone contagiate, di lavare frequentemente le mani con acqua e sapone o soluzioni alcoliche, di evitare carne cruda o poco cotta, frutta e verdura non lavate e bevande non imbottigliate, ed evitare contatti non protetti con animali di fattoria o selvatici; inoltre raccomanda a persone con sintomi di infezione delle vie aeree di mantenersi a distanza, starnutire o tossire in un fazzoletto o con il gomito flesso, gettare i fazzoletti in un cestino chiuso subito dopo l’uso e lavarsi le mani.
In considerazione dell’elevato numero di clienti di provenienza orientale, però, il Casinò, oltre a monitorare in continuazione l’evolversi della situazione in Italia, ha incrementato il rifornimento di sapone e carta nei bagni per il personale, e di ricariche per i distributori di disinfettante per le mani. Anzi, di più, in questi giorni l’Azienda ha pure acquistato nuovi distributori da aggiungere a quelli esistenti ma non è ancora riuscita ad installarli perché le ditte che li producono e li forniscono, in questo periodo sono subissate da ordini e richieste da ogni dove.
LE RICHIESTE VIA SOCIAL
Intanto i lavoratori via social invitano i colleghi che avessero sintomi influenzali a restare a casa, «non venite al lavoro a fare gli eroi, la trasmissione di virus è una cosa seria soprattutto in questo periodo». E c’è chi pensa di chiedere all’Azienda maggiori interventi di prevenzione, oltre al sapone e al disinfettante: «Se alcuni clienti sono stati di recente in Cina, come posso non preoccuparmi dovendoci lavorare praticamente a contatto tutti i giorni?»
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Il Gazzettino