Bloccati all'estero dall'emergenza Covid: l'associazione Andromeda lancia un progetto per chiedere i rimborsi

BLOCCATI ALL'ESTERO DAL VIRUS L'associazione Andromeda lancia un progetto per chiedere i rimborsi
PADOVA - «Una vera e propria odissea il rientro a casa per gli italiani che hanno vissuto la quarantena e le misure anti-Covid dall’estero. Abbandonati dalle nostre...

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PADOVA - «Una vera e propria odissea il rientro a casa per gli italiani che hanno vissuto la quarantena e le misure anti-Covid dall’estero. Abbandonati dalle nostre istituzioni e non adeguatamente assistiti dalle compagnie aeree, hanno visto i prezzi dei voli salire fino a 1.800 euro, senza che l’Italia facesse ricorso al meccanismo di rimborso dei costi dei biglietti con i fondi della Protezione civile europea».

A denunciare “i danni economici importanti”, oltre che psicologici, subiti da migliaia di persone, anche nella città del Santo, impossibilitate a rientrare in Italia allo scoppio dell’emergenza coronavirus in tutto il mondo, l’associazione di difesa del cittadino Andromeda di Padova. Ieri mattina, venerdì 19 giugno, nella sede dell’associazione in piazza De Gasperi 31, il presidente Filippo Ascierto, con l’avvocato Marco Alberto Zanetti e alcuni diretti interessati, hanno discusso in conferenza stampa di questa problematica, e di come ottenere rimborsi per le ingenti spese sostenute per vitto e alloggio durante il periodo di forzata permanenza in terra straniera, e i costi lievitati dei voli di rientro.
«La nostra associazione intende diventare un punto d’ascolto per tutti coloro che, da marzo 2020, sono rimasti bloccati in vari posti del mondo, dove si trovavano per motivi di viaggi e vacanze, studio o professionali - ha riferito Ascierto -. Stiamo lavorando per creare una nuova struttura per la tutela di questi consumatori, anche con la collaborazione del sindacato Ugl, e pertanto lanciamo un appello a tutti i padovani, ma anche ai cittadini di tutta Italia, vittime di queste circostanze, a mettersi in contatto con Andromeda».
Zanetti ha sottolineato l’eccezionalità della situazione. «Gli italiani all’estero hanno sperimentato l’abbandono da parte delle nostre istituzioni, nella maggior parte dei casi non sono stati assistiti dalle compagnie aeree, non riuscivano a reperire voli alternativi, in balia di agenzie di viaggi locali, con poche notizie sulla situazione effettiva dei contagi che arrivavano distorte dai governi locali, con costi dei voli di rientro lievitati in maniera assurda, date le misure di distanziamento adottate dall’Italia - ha commentato -. I voli sono arrivati a costare anche 1.800 euro, e soprattutto il mancato ricorso da parte dell’Italia al meccanismo di rimborso dei costi dei biglietti con i fondi della Protezione civile europea ha acuito i disagi e il dramma degli italiani in terra straniera».
L’obiettivo di Andromeda è quello di ottenere dalle compagnie aeree il rimborso in contanti ai consumatori delle spese sostenute per i voli di rientro, e non tramite compenso con voucher. «Inoltre – ha precisato l’avvocato “intendiamo richiedere al Ministero degli Esteri italiano di rimborsare ai concittadini il resto delle spese sostenute per vitto e alloggio prolungati non per loro volontà, fuori dei confini nazionali».

Vogliamo indietro i nostri soldi dalle compagnie aeree», ha dichiarato la padovana Silvia Orlandi, presente all’incontro, raccontando la propria odissea nella Repubblica Dominicana, assieme al compagno di vacanza. «La nostra permanenza doveva essere dal 2 al 14 marzo – ricorda – invece siamo rimasti bloccati sull’isola due mesi e una settimana, fino al 7 maggio, sostendo ingenti spese per mantenerci, e angosciati per le difficoltà determinate anche in quel luogo, dallo scoppio dell’emergenza sanitaria. Inoltre, ci siamo sentiti abbandonati dallo Stato italiano, dal momento che abbiamo scritto varie mail all’ambasciata a Santo Domingo e alla Farnesina, ma non rispondevano». E conclude: «Io e il mio compagno abbiamo accumulato 3000 euro a testa di woucher dalle compagnie aeree che ci hanno venduto voli poi cancellati per il ritorno, ma noi vogliamo che ci venga restituito il denaro speso».
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Il Gazzettino