La rabbia di Riccardo: «Perdiamo incassi fino a 22.000 euro al mese, basta tasse al Comune»

Riccardo Maniscalco, titolare del B-Gall in centro a Padova
PADOVA «Scusate se rispondo solo adesso, ma ero al telefono con la banca». Alle undici del sabato mattina Riccardo Maniscalco, 33 anni, non è e non può...

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PADOVA «Scusate se rispondo solo adesso, ma ero al telefono con la banca». Alle undici del sabato mattina Riccardo Maniscalco, 33 anni, non è e non può essere dietro il bancone del bar. È chiuso in casa, a ragionare con la calcolatrice alla mano sul futuro dell’attività. Il titolare del “B-Gall” di Galleria Borromeo, a due passi da piazza Insurrezione, nell’estate del 2018 aveva esploso tutta la propria rabbia per l’ondata di spaccate che aveva preso di mira la sua attività e molti negozi e locali vicini. Ora torna ad alzare la voce, e questa volta la criminalità non c’entra niente.


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 Riccardo, perché è così arrabbiato? «Perché dal Comune mi aspetto molto di più. Ho letto che l’assessore al commercio ha fatto un appello invitando i proprietari dei muri a mettersi una mano sul cuore e a rimodulare gli affitti considerando l’emergenza. E il Comune, intanto, che fa?».

Ha rinviato e rateizzato le proprie tariffe per la concessione degli spazi. «Ma questo è il meno, ci mancherebbe. I tributi non devono essere rinviati o rateizzati, ma dovrebbero essere proprio annullati. Se io non lavoro, perché devo pagare tasse e tributi? Non mi basta il rinvio della Tari, sarebbe giusto non doverla proprio pagare. Per il plateatico pago 450 euro al mese. Ma se non lo uso perché devo pagare?».

 Come sta vivendo l’emergenza? «Stando a casa, naturalmente. E poi per ognuno di noi c’è solamente una soluzione: indebitarci con le banche per riuscire a pagare tutti i costi che abbiamo a fronte di zero entrate. Per questo bisognerebbe quantomeno annullare certe tassazioni».
Il problema degli affitti da pagare in ogni caso resta. «Certo, e noi imprenditori siamo stati i primi a muoverci con i proprietari dei locali chiedendo di rivedere certe condizioni. Però una cosa va detta; i proprietari dei nostri muri, per quanto ricchi o meno che siano, hanno comunque una rendita che viene da queste proprietà. C’è chi specula e chi no, ma in ogni caso perché dovrebbero venirci incontro solo loro? Lo ripeto: il Comune concretamente cosa fa?».
 Dal punto di vista economico, lei cosa ci sta perdendo? «Per noi è una batosta enorme. Mediamente ci perdiamo tra i 20 e i 22 mila euro al mese di incasso. Immagino che i ristoranti avranno un ammanco che salirà anche a 50 mila o 60 mila euro mensili. Tutte le situazioni sono diverse ma sono in ogni caso molto difficili».
 Lei ha dipendenti? Come li sta gestendo in questo scenario complesso e imprevedibile? «Io ho un dipendente e gli sto facendo scaricare una marea di giorni di ferie. Sono una realtà piccola e non riesco a mandarlo in cassa integrazione. Ma come potrò fargli fare un mese e una settimana di ferie pagandogli interamente ogni stipendio per un anno più tredicesima e quattordicesima?».
  Il suo dipendente rischia il posto? «No, me lo tengo stretto. Ma per fortuna io ne ho solamente uno perché ho deciso di sporcarmi le mani lavorando sodo e andando personalmente a pulire i tavoli. Ma chi ha una realtà come la mia e più di un dipendente rischia davvero di essere strozzato».

 Quando spera di riaprire? «Non lo so, non conta. Non voglio andare al lavoro per rischiarire di morire. Il virus circola eccome e ci sono ancora troppi contagiati. Non mi interessa riaprire, mi interessa la salute. Ma dalle istituzioni mi aspetto azioni concrete».
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Il Gazzettino