Crollo dei fatturati, ma l'export regge: aziende alle riprese con la ripartenza

Fatturato in drastico crollo per le aziende di Treviso e di Padova
TREVISO - Neppure l'economia trevigiana scampa al contagio Covid. L'emergenza fa già sentire i suoi effetti in pressoché tutti gli indicatori...

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TREVISO - Neppure l'economia trevigiana scampa al contagio Covid. L'emergenza fa già sentire i suoi effetti in pressoché tutti gli indicatori dell'industria nel primo trimestre. E quel che è peggio, rischia di essere solo l'inizio: un'ulteriore caduta è attesa nei prossimi mesi, quando si dispiegherà appieno l'impatto del lockdown, in vigore da marzo. Insomma, il quadro delineato dall'indagine congiunturale condotta da Assindustria Venetocentro, in collaborazione con Fondazione Nord Est, non è certo dei più rassicuranti. Nei primi tre mesi dell'anno, la produzione delle aziende industriali di Treviso e Padova cede in media il 6,3% rispetto allo stesso periodo dell'anno prima, con un picco negativo nelle piccole imprese fino a 20 addetti (meno 17,3%). Affonda il fatturato realizzato in Italia: meno 10,4% medio. L'export limita i danni, grazie alla domanda internazionale debole, ma comunque presente tra gennaio e febbraio, tuttavia è in territorio negativo per il 2,1%. Così come calano del 7% gli ordini. E ancora: forti tensioni sulla liquidità aziendale e pagamenti giudicati in ritardo da sei imprese su dieci. Tiene nel complesso, l'occupazione (meno 1,6%): merito del ricorso esteso agli ammortizzatori sociali. Come accennato, però, si tratta del primo sorso di un amaro calice. Le imprese trevigian- patavine ne sono consapevoli: l'86% prevede, infatti, un'ulteriore contrazione di produzione e fatturato. Per metà di loro, il calo sarà nell'ordine 20%, per una su quattro addirittura supererà il 40%. E se le vendite in Italia andranno in picchiata, ovvia conseguenza della serrata, neppure le esportazioni basteranno a compensare: più di due terzi delle aziende associate stima una flessione a giugno. Pur non essendo stato direttamente colpito dal blocco imposto dai decreti governativi, anche l'alimentare sta facendo i conti con le ripercussioni della pandemia. Con andamenti diversificati da ditta a ditta. 

L'ANALISI
«È andato bene chi lavora con la grande distribuzione, che ha aumentato i volumi, anche se non per tutte le produzioni. O comunque ha potuto in qualche modo bilanciare lo stop di altri canali. Male o, ahimè, molto male invece chi è concentrato particolarmente sulle vendite a ristoranti, bar e strutture ricettive che ovviamente sono stati chiusi», conferma Luca Fraccaro, presidente della Fraccaro Spumadoro, azienda dolciaria di Castelfranco e vicepresidente del gruppo merceologico di Assindustria Venetocentro. La stessa impresa castellana, una quarantina di addetti, quasi 700mila chili di dolci sfornati all'anno, ha alternato fasi di operatività ad altre di fermo in base agli ordini. La riduzione dei ricavi si aggira sul 20% rispetto al medesimo periodo 2019: «Nel nostro settore dopo la Pasqua c'è un calo fisiologico, però quest'anno si sente in maniera decisamente più evidente». 
GLI SVILUPPI

Il collegato Fraccaro Caffè 25 dipendenti - invece, ha appena riaperto, a regime ridotto, dopo oltre due mesi. Ora si guarda al prossimo futuro con attenzione: «La gente avrà meno soldi in tasca e questo inevitabilmente influirà sui consumi. Tanto che alcuni studi suggeriscono di non investire in prodotti ad alto valore aggiunto, proprio perché di prezzo più elevato. Spero non sia così, vista la nostra produzione di qualità. Dall'altro lato, però cogliamo voglia di ripartire». Arduo fare previsioni: «Bisognerà capire come reagirà il mercato, anche in base alle prescrizioni a livello normativo, e come andranno i flussi delle esportazioni. Io sono per natura ottimista, però credo che la ripresa non sarà così immediata: soprattutto per alcuni settori, ci vorrà un anno e anche di più. Sicuramente si verificherà una pulizia: chi non è strutturato e ben posizionato sul mercato soffrirà e qualcuno sparirà, ma ci saranno più opportunità per chi resiste». Cosa serve oggi alle nostre pmi? «In primo luogo chiarezza risponde Fraccaro - E poi un piano di aiuti concreti strutturato e più mirato, non a pioggia. Questa deve anche essere l'occasione per dare una vera svolta sul piano dello snellimento burocratico, per guadagnare competitività nei confronti dei nostri colleghi stranieri».  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino