VO’ EUAGENEO «Il Coronavirus mi sta costando almeno 200 mila euro». Così commenta Erik Granzon, titolare da 12 anni della Pirotecnica Sant’Antonio...
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Come sta passando le giornate?
«Di giorno faccio qualche lavoretto in casa. Sono uscito a fare due passi, senza mascherina che comunque possiedo, e ho incrociato dei giovani col cane; quando va giù il sole non si vede più nessuno per strada”.
E’ andato a fare la spesa?
«Sì, nei due supermercati aperti e ho trovato tutti i generi disponibili negli scaffali. La gente gira per le corsie anche senza mascherina che invece indossano insieme ai guanti, oltre al personale, i volontari che tengono aperto l’esercizio».
Ha fatto il tampone?
«Ancora no, dovevo farlo ieri (martedì) ma invece dei 1000 preventivati ne sono arrivati 250. Adesso stanno procedendo per vie e a breve giungerà il mio turno».
Frequenta il bar dove il paziente deceduto Adriano Trevisan giocava a carte?
«Certo e mi manca il rito del caffè dopo pranzo. Conoscevo sia lui che l’altro paziente ricoverato. Abita vicino a me e non avrei mai detto che stava così male».
Vede allarmismo in giro?
«Sì e non lo trovo giustificato. I ragazzi qui in paese comunque non mi sembrano così spaventati e sta nascendo un bello spirito di solidarietà tra tutti noi».
Cosa fa alla sera?
«Ci si trova in casa di qualche amico per vedere un film o magari la partita».
Le manca qualcosa della vita quotidiana?
«A parte mio figlio di 7 anni che sta a Venezia con sua mamma e sento per telefono, una pizza o un bel gelato».
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Il Gazzettino