Prima il riepilogo dei fatti (e dei meriti) dal 21 febbraio ai giorni nostri; poi l'intervista a Repubblica in cui Luca Zaia reputa le idee di Andrea Crisanti utili al Governo...
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L'APPREZZAMENTO
In questi tre mesi Zaia e Crisanti si sono reciprocamente, e ripetutamente, e pubblicamente, manifestati apprezzamento e riconoscenza. Questione di stima, ma anche di utilità, visto che il presidente della Regione e il direttore di Microbiologia sono accomunati dalla pericolosa abitudine di veleggiare contro corrente, fosse anche l'Organizzazione mondiale della sanità, davanti a cui si sono vicendevolmente sostenuti quando si è trattato di sfatare certi tabù sui tamponi. Per questo l'8 maggio aveva fatto notizia lo sfogo del leghista, nel rivendicare le scelte di inizio emergenza: «Se qualcuno si permette di affermare che a Vo' non ha deciso il sottoscritto, dice bugie». Nondimeno il 15 maggio erano spiccate le puntualizzazioni di Zaia nell'attribuire il merito del modello Veneto: «È della mia squadra. Crisanti è arrivato dopo». Così inevitabilmente ieri ha colpito la mossa con cui il governatore ha lasciato alla dottoressa Russo il pallino della consueta diretta social e televisiva, affinché ridimensionasse l'euforia espressa la sera prima da Crisanti per il raggiungimento di quota zero contagi, rivelatasi in realtà solo una tappa e non il traguardo.
RAPPORTO OTTIMO
A domanda, Zaia ha risposto: «Il rapporto con il professor Crisanti è ottimo, lui fa parte integrante di quella che è la squadra del Veneto. Ovviamente però ognuno ha il suo ruolo: c'è chi gioca da centravanti, chi in difesa, chi in porta». E via con una raffica di altri giocatori, «Roberto Rigoli, Domenico Mantoan, Annamaria Cattelan...», fino appunto alla dirigente regionale Russo: «È un punto di riferimento insostituibile. La strategia ce l'ha in testa lei. Quello di Crisanti è il nostro laboratorio di riferimento, convenzionato con la Regione, ma poi c'è la dottoressa Russo che coordina gli altri 14 laboratori veneti». Quella rete delle Microbiologie di cui la stessa numero uno del dipartimento di Prevenzione ha elencato, le une dopo gli altri, sedi e responsabili, puntualizzando che tutti «hanno fatto i salti mortali».
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Il Gazzettino