VENEZIA - In questa fase dell’emergenza, l’altalena dei numeri rischia di essere fuorviante. Per analizzare con precisione e attendibilità una tendenza,...
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ANZIANI
La terza età si conferma per l’ennesima volta, se ce ne fosse ancora bisogno, quella più a rischio. E chi esce dalla terapia intensiva non necessariamente può dirsi fuori pericolo. A Villa Salus, per esempio, ospedale che accoglie i degenti non più gravi, i decessi sono arrivati a tre. L’ultimo sabato, R.S., 85 anni, di Mestre. L’uomo aveva già alle spalle diverse patologie: fibrillazione atriale e ipertensione arteriosa. Nel suo caso, come in diversi altri, il coronavirus non è stata l’unica causa di morte ma sicuramente ha contribuito al fatto che si aggravassero. C’è anche un altro mestrino (della Gazzera) nella lista: si tratta di Savino Bordoni, 84 anni, morto all’Angelo. Al Civile, invece, lutto per la morte di P.C., 78 anni, di Castello. Stesso destino, all’ospedale di Dolo, per Angelo Schiavon, di Chioggia, 91 anni.
I NUMERI
La situazione nel Veneziano è stata spiegata ieri ai sindaci dei 44 Comuni dai vertici dell’Ulss 3. Dieci nuovi casi di contagio a Venezia, 23 a Chioggia, 2 a Martellago e Mirano, uno a Campagna Lupia, Cavarzere, Fossò, Mira, Scorzè, Spinea e Stra. I ricoveri ospedalieri sono, dal 27 marzo, più o meno costanti con lievi oscillazioni. La curva, appunto, che sembra in controtendenza rispetto alle altre è quella relativa ai soggetti in isolamento: chi, cioè, è in quarantena per essere stato a contatto con persone che hanno contratto il virus. Non è detto che sia stato contagiato, l’isolamento inizialmente è precauzionale. Si è arrivati, nel corso dell’emergenza, a punte di oltre 4.400 persone. Dal 2 aprile, però, una graduale discesa, fino alle 3.419 di oggi.
CASE DI RIPOSO
L’attenzione resta alta sulle case di riposo, una delle “zone sensibili” in cui il virus, più che da altre parti, può portare danni irreparabili. «Nonostante i numeri in aumento di contagiati sia tra gli ospiti che tra i lavoratori - commenta Daniele Giordano, segretario della Cgil funzione pubblica - anziché procedere con il piano sanitario previsto dalla Regione, si decide diversamente: ovvero di sottoporre in alcune residenze personale ed ospiti a test anticorpale anziché al tampone. Non condividiamo in alcun modo questa scelta che, di fatto, considera i lavoratori e ospiti delle Ipab e delle Residenze per anziani come cittadini di serie B. Sappiamo che molti enti si stanno opponendo a questa pratica che non dà sicurezza né ai lavoratori né agli ospiti».
Per la Cgil, inoltre, continuano ad aumentare i casi di contagio del personale anche all’interno degli ospedali. «Al momento ci risultano 120 lavoratori contagiati - continua - Stiamo viaggiando a una media di due/tre al giorno. E ci risulta che alcuni lavoratori siano stati messi in malattia anziché in infortunio. Abbiamo ricevuto tantissime segnalazioni sulla carenza dei dispositivi di protezione individuale da ogni presidio, oltre alla carenza di mascherine FFP2 e FFP3. Dall’area Covid Dolo ci segnalano scarsità di Dpi tanto che sono costretti ad usare i sacchi di immondizia al posto del calzari». Positivo, invece, per il sindacato, l’avvio del supporto psicologico ai lavoratori nell’emergenza. «L’azienda si è mossa bene e tempestivamente: l’obiettivo è quello di fornire ascolto, sostegno, contenimento e normalizzazione delle reazioni emotive favorendo la gestione dello stress». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino