Venezia, allarme Covid per altri due giocatori. Il club chiede i tamponi

Il primo giocatore contagiato della Serie B, Antonio Junior Vacca del Venezia
VENEZIA - Antonio  Vacca tranquillizza ma l’allarme-coronavirus suona sempre più forte per un Venezia che teme altri due casi di contagio. Mantenendone...

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VENEZIA - Antonio  Vacca tranquillizza ma l’allarme-coronavirus suona sempre più forte per un Venezia che teme altri due casi di contagio. Mantenendone riservata l’identità, la società arancioneroverde ha reso noto ieri, per bocca del dg Dante Scibilia, di aver richiesto il tampone per due giocatori alle prese da alcuni giorni con tosse e febbre, sintomi non gravi ma sufficienti a richiedere accertamenti.

Lunedì il Venezia aveva dovuto ufficializzare la positività al Covid-19 del centrocampista Antonio Junior Vacca, primo contagiato dell’intera Serie B, come rilevato dal tampone effettuato ben 12 giorni prima. «Voglio rassicurare, sto bene e sono costantemente monitorato dallo staff medico del club – le parole su Instagram del 29enne napoletano, in isolamento nella propria casa di Mestre senza più sintomi – Lancio un messaggio che può sembrare banale ma non lo è: restate a casa, non sottovalutate la situazione e attenetevi alle disposizioni del governo. Fatelo soprattutto per medici e infermieri che rischiano la vita per noi, non mettete a rischio la salute, vostra e degli altri». 
Molto impensierito il dg Scibilia. «Vacca non vede staff e compagni da più di 20 giorni, tuttavia, senza cercare alcuna corsia preferenziale, cercheremo di far fare il tampone ad altri due ragazzi. La situazione è preoccupante a livello complessivo, ancor più complicata perché non si sa cosa possa succedere anche dopo la scomparsa dei sintomi di un virus che si può contrarre anche semplicemente facendo la spesa. Le misure stabilite non azzerano le possibilità di contagio, l’unica per non ammalarsi sarebbe non uscire mai poiché qualunque contatto comporta un rischio». La sospensione degli allenamenti del Venezia (12 marzo) è stata sufficientemente tempestiva? «Tutte le nostre decisioni sono state prese sulla base delle informazioni di quel determinato momento e cercando la massima sicurezza. Non avremmo potuto sospenderli prima perché ci veniva chiesto di andare avanti; una volta fermato il campionato, ci siamo chiusi in casa e personalmente mi sono battuto in Lega B per non far più ripartire allenamenti a differenza di altri club. Nessuno può dire che il Venezia non sia stato iperprudente e coscienzioso nel tutelare tutti». 

Sul capitolo ripresa della Serie B? «Non sono per niente ottimista, non so quali rimedi possano far ripartire il calcio o garantire quella che, dicono, dovrà essere una convivenza col virus. Il calcio coinvolge decine di persone oltre ai 22 in campo e una partita è il miglior veicolo per trasmetterlo. Servono decisioni forti entro fine aprile per consentire ai club di riorganizzarsi e sopravvivere, temo non esista una soluzione realmente applicabile che tuteli l’interesse per la salute dei giocatori e chi ruota attorno a loro».  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino