Era arrivata a Madrid lo scorso 19 gennaio: il progetto Erasmus, tanti sogni, curiosità, voglia di imparare ma anche di relazionarsi con un ambiente diverso da quello...
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LA STORIA
«Fino a prima del 13 marzo -spiega la studentessa- la città ha vissuto come se non ci fosse alcun problema. Basti pensare che l’8 marzo, giorno della donna, è stata organizzata la tradizionale manifestazione, cui io stessa ho partecipato. C’erano migliaia e migliaia di persone». Eppure le notizie in arrivo dall’Italia già monopolizzavano tutti i telegiornali come un triste presagio. E già il virus, subdolo e insidioso, circolava. Infatti solo pochi giorni dopo è arrivata la mail dell’Università. «Ci hanno comunicato -prosegue Caterina Pernechele- che era risultato positivo un membro del gruppo; non si sa se uno studente, un professore o una persona delle pulizie; quindi chiudevano e non sapevano ancora che misure si sarebbero adottate. In un primo momento hanno detto che avrebbero chiuso per due settimane fino al 26 e che avremmo recuperato a fine maggio; poi si sono resi conto che il 26 non sarebbe passato tutto perché Madrid è in realtà l’epicentro del problema, con i suoi 12mila casi. E’ stata evidente l’incertezza generale, se non proprio il panico. Continuavano a dirci che avrebbero trovato delle misure per continuare le lezioni. Ora sappiamo che dal 30 saranno online». E Caterina Pernechele, determinata a vivere l’esperienza, ha provato ad attendere.
LO SPAVENTO
«All’inizio pensavo di fermarmi -spiega- ho pensato che vivere la pandemia a Madrid o a Montebelluna sarebbe stato lo stesso. Giorno dopo giorno, però, si è verificato un fuggi fuggi generale. Gli studenti dell’Austria, del Belgio, della Germania sono subito partiti. Per quanto riguarda l’appartamento in cui vivevo, una studentessa di Granada è rientrata a casa, i ragazzi, due spagnoli e un venezuelano, ora lavorano da casa, dato che anche lì hanno chiuso le aziende in cui svolgevano praticantato». E Madrid è spettrale. «Anche lì è tutto chiuso, tranne supermercati e farmacie. Vederla così mi ha davvero impressionato. Sono però convinta che abbiano adottato troppo tardi le misure di contenimento». Non meno impressionante l’arrivo a Roma. «Siamo passati per il centro, dato che mio papà ha sbagliato strada. C’era qualche auto, ma nessuna anima viva. E sulla strada del ritorno, solo qualche camion». Perché la pandemia non fa distinzioni. E ferma il mondo, da Madrid a Montebelluna, passando per Roma.
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Il Gazzettino