Ore 18, scatta il "coprifuoco" a Pordenone: desolazione in centro e sconforto tra i baristi

La polizia inizia i controlli alle 18
PORDENONE - Era inizio marzo, faceva più freddo. Una coda d’inverno con meno di cinque gradi. Era buio, allora come ieri. Un cielo nero su cui facevano ancora...

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PORDENONE - Era inizio marzo, faceva più freddo. Una coda d’inverno con meno di cinque gradi. Era buio, allora come ieri. Un cielo nero su cui facevano ancora più effetto i lampeggianti blu della polizia e dei carabinieri. Si pensava di averla vissuta, e basta. Invece l’incubo della città deserta è tornato. E ieri alle 18 il rumore delle saracinesche dei bar ha sancito il passaggio da un decreto alla realtà. È iniziato il “coprifuoco” anche a Pordenone. Una scena solo leggermente diversa rispetto a quella di marzo, perché oggi le persone possono circolare anche dopo la chiusura dei bar e dei ristoranti. Ma la sensazione è stata la stessa. 


IL VIAGGIO

Pordenone, ore 18. Il lunedì d’autunno, va detto, non aveva portato in centro un’orda di giovani per l’aperitivo. Ma i molti negozi aperti e qualche lavoratore contribuivano a dare la sensazione di una città ancora viva. Ai tavolini dei bar di corso Vittorio Emanuele, gli ultimi clienti. «Posso ordinare l’ultimo bicchiere? Tanto fa fede lo scontrino, vero?», chiede un ragazzo. La risposta è “no”. C’è paura, in centro. Paura di prendere una multa, paura di “cadere” nel tranello di un primo giorno ricco di incertezze. Ma anche rabbia, delusione, in alcuni casi spunta anche la rassegnazione. «Si fa fatica a mandare via i clienti, sono la nostra vita», spiegano dal bancone di un altro bar. In piazza XX Settembre, così come in corso Garibaldi e in via Battisti, cala il silenzio. «Nuovo Dpcm, nuovo crimine», si legge sulla vetrina del bar Compari. «Grazie governo», è il cartello affisso di fronte al bar Bacco, in vicolo delle Acque. Al “Gordo” si incartano le famose polpette di carne, da mettere via per il giorno dopo. L’aperitivo è già un ricordo. Pochi minuti, ed è tutto chiuso. Passano le auto della polizia, seguite da quelle dei carabinieri. Si fermano di fronte ad ogni bar, controllano che tutto sia rispettato. Poi sul centro cala il silenzio, rotto da qualche bicicletta che si avventura nel nulla. 

 

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Il Gazzettino