PORDENONE - La questura di Pordenone ha riconosciuto il legame familiare a una coppia gay pordenonese sposata all'estero e, di conseguenza, ha rilasciato regolare carta di...
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«Al primo anniversario di matrimonio - ha spiegato Deperu - la coppia ha ottenuto questo importante riconoscimento dalla questura. Nessuna forzatura: la decisione è stata presa in linea con le direttive del ministero dell'Interno che già nel 2012, con la circolare Cancellieri, prevedeva questa possibilità».
L'avvocato Furlan, responsabile legale di Arcigay Friuli, non nasconde la sua soddisfazione: «Oggi ci sentiamo più europei - ha commentato - potendo godere di un diritto gia riconosciuto da tempo in altri Paesi Ue. Non capiamo come la questura possa riconoscerci un diritto e lo Stato fingere che il nostro matrimonio non esista. Ringraziamo il dirigente dell'Ufficio immigrazione Giovanni Sparagna e la professionalità del team della questura di Pordenone».
«Oggi in Italia ho tutti i diritti di un coniuge - ha aggiunto il marito, Derek - eppure sui documenti, dove mi riconoscono "coniugato", mi definiscono "familiare di cittadino Ue" secondo un incomprensibile pudore istituzionale che non vuole pronunciare la parola matrimonio». Secondo Deperu «non ci sono più scuse, è stata riconosciuta la validità del matrimonio gay contratto all'estero e ora chiediamo all'Italia di aprire al matrimonio egualitario, e al Comune di Pordenone di procedere subito alla trascrizione del matrimonio di Francesco e Derek presso l'anagrafe, atto che seppur non riconosce automaticamente diritti alla coppia, ne sancisce la dignità di cittadini italiani di serie A».
«Appare ogni giorno più evidente la necessità che una legge dello Stato regoli, in modo chiaro e a prescindere dal sesso, diritti e doveri dei cittadini uniti da legami affettivi».
«Ho sempre sostenuto che l'amore non dovrebbe essere munito di carta d'identità sessuale e quindi - prosegue Serracchiani - comprendo la soddisfazione della coppia pordenonese. Purtroppo questo episodio non risolve un problema con cui il nostro Paese si trova a fare i conti sempre più spesso: ogni volta che la nostra legislazione incontra quella di altri Paesi che contempla le unioni tra persone dello stesso sesso».
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Il Gazzettino