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TARCENTO - La casa nuova? Era l'investimento della vita. Tutti i risparmi erano stati convogliati in quel progetto, ogni dettaglio era stato studiato nei minimi particolari: «Era un progetto per sempre, le spese erano state quantificate al centesimo, avevamo fatto mille calcoli, seduti con la calcolatrice in mano... perché abbiamo due figli». Invece, due coniugi di Tarcento, che si era affidati alla Domus Godia Srl, si sono ritrovati senza soldi, con la casa ferma alle fondazioni e due anni di calvario per ultimare il cantiere. Ieri la figura di riferimento della Domus Godia, società appaltatrice dei lavori, di progettazione e realizzazione dell'abitazione che la coppia sognava da una vita, è stato condannato a 1 anno 4 mesi e 800 euro di reclusione dal Tribunale di Pordenone. Il giudice onorario Andrea Scorsolini ha disposto che il risarcimento dei danni venga quantificato in sede civile, nel frattempo ha liquidando una provvisionale immediatamente esecutiva di 100 mila euro, oltre alle spese di parte civile, rappresentata dall'avvocato Gianluca Liut.
L'ACCUSA
Lugnan era chiamato a difendersi dall'accusa di truffa aggravata continuata.
LE VITTIME
«Dopo quattro anni di processo, nove udienze e quindici testimoni - ha commentato l'avvocato Liut - è stata fatta finalmente giustizia. La vita dei miei assistiti è stata devastata dalla truffa. Il mio cliente ha tentato il suicidio per la disperazione di non poter garantire un futuro alla famiglia. È stato costretto a ultimare in economia, lavorando anche di notte, la costruzione della casa. Chi ha truffato i miei clienti si è fatto forte della debolezza e del senso di vergogna che in questi casi le persone coinvolte manifestano pur di portare a termine l'opera, costi quel costi, rifuggendo l'idea di essere stati ingannati». Le vittime hanno dato una chance a Lugnan fino al giugno 2019. L'uomo continuava a rassicurarli giustificando i ritardi e addossando le responsabilità alle ditte subappaltatrici. Ma i fornitori riferiscono di non aver ricevuto né anticipi né saldi. Chiedono di recedere dal contratto, incontrano ulteriori difficoltà e scoprono che su Domus Godia c'è un'ipoteca. Ci sono voluti altri due anni per concludere la casa. Anzi, la vittima ha dovuto rimboccarsi le maniche e concludere il cantiere da solo. La famiglia è stata costretta a indebitarsi per poter concludere il lavoro, senza parlare dei disagi, perché nel frattempo aveva venduto l'appartamento in cui abitava. Sono ripartiti da zero. Ieri la giustizia li ha ripagati. Lugnan, difeso dall'avvocato Francesco Murgia, ha sempre negato il raggiro.
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