Pordenone, la cooperativa Itaca compie trent'anni: «Indossa la mie scarpe e ascolta la mia storia»

Dopo aver indossato le calzature donate e le cuffie si ascolteranno i podcast scoprendo le vite dei proprietari

La cooperativa Itaca compie trent'anni: «Indossa la mie scarpe e ascolta la mia storia»
PORDENONE - «Try Walking in my shoes» cantavano i Depeche Mode agli inizi degli anni ‘90 utilizzando l’espressione inglese equivalente all’italiano...

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PORDENONE - «Try Walking in my shoes» cantavano i Depeche Mode agli inizi degli anni ‘90 utilizzando l’espressione inglese equivalente all’italiano “Mettiti nei miei panni”. E la Cooperativa Sociale Itaca ha preso in parola Dave Gahan e soci e per festeggiare il proprio trentennale d’attività ha deciso di far diventare per tre giorni (da oggi al 30 dicembre) l’Ex Convento di San Francesco il centro nevralgico e la capitale dell’Empatia. È questo il senso dell’iniziativa “Mettiti nelle mie scarpe” realizzata dall’attivissima cooperativa sociale in collaborazione con la Fondazione Empatia di Milano.


L’IDEA
«Ci pareva il modo migliore per festeggiare il nostro trentennale senza pompose autocelebrazioni” - sottolinea il presidente di Itaca Paolo Castagna – nello stesso tempo ci pare che ascoltare dalla viva voce dei protagonisti la loro storia con le loro fragilità, e ascoltare come e con chi quelle fragilità siano state affrontate e a volte, ma non sempre, superate, ci consente non solo di immedesimarci, di empatizzare, ma anche di comprendere la dimensione dell’impegno quotidiano che abbiamo portato avanti in questi primi trent’anni con e a favore delle persone».


L’ASSESSORE
Sulla stessa lunghezza d’onda Alberto Parigi assessore alla cultura di Pordenone che sostiene l’iniziativa «Abbiamo voluto farla rientrare negli eventi che celebrano il Natale per ricordare che le festività non sono solo casette e musica, ma anche solidarietà. Ci pare un’iniziativa coerente ed intelligente perché permette di trattare temi importanti e lo fa facendoci concretamente immedesimare negli altri e in maniera personale, a differenza di quello che, ad esempio, può fare un convegno. Pordenone è città sensibile alla solidarietà, grazie soprattutto alle tante associazioni che operano nel settore, ma è bene ribadire il messaggio, specie per coinvolgere i giovani». L’iniziativa è sostenuta anche dalla Banca di Credito Cooperativo Pordenonese e Monsile e dallo Studio Commercialisti CSI. Oltre al lato artistico c’è anche un motivo solidale. Nel corso dell’evento sarà attiva una speciale raccolta fondi per rispondere con soluzioni concrete ai bisogni del territorio. Verrà sostenuto il Fondo Vite da Vivere della Fondazione Well Fare di Pordenone, che si rivolge interamente alle persone con disabilità e alle loro famiglie.

 
LA SOLIDARIETÀ
Primo obiettivo di Vite da Vivere è aiutare a mettere su casa: una casa all’anno da rendere disponibile per le persone con disabilità in uscita dai percorsi formativi. Oggi nel territorio ce ne sono 16, in cui vivono a piccoli gruppi 32 persone con disabilità. Ma come si sviluppa nel concreto l’esperienza? A spiegarlo è Petra Mezzetti della Fondazione Empatia di Milano che ha portato in Italia un’operazione attuata a Londra dall’artista Claire Patey.


COME FUNZIONA


«Tutto inizia accettando di indossare un paio di scarpe donate dagli altri. Superando il primo momento di stupore e accettando semplicemente di indossare un paio di scarpe di un’altra persona, ci metteremo nella condizione d’animo di aprirci all’ascolto intimo di storie che non appartengono alla nostra ristretta cerchia di conoscenze, che molto probabilmente non incontreremmo mai, ma che stimoleranno le nostre emozioni, toccheranno corde inconsuete, parleranno al nostro cuore e, in questo modo, entreranno a far parte del nostro bagaglio di esperienze». Nello specifico chi entrerà a S. Francesco troverà un negozio di scarpe: ne potrà scegliere un paio, le calzerà e camminerà all’interno del Chiostro per una decina di minuti, ascoltando in cuffia la storia del proprietario di quelle scarpe raccontata dalla sua voce. A disposizione 31 podcast originali, 21 in italiano e 10 in inglese, che testimoniano storie reali di ordinaria fatica e quotidiana normalità, scelte, raccolte e registrate per stimolare l’esercizio empatico, proponendo intenzionalmente anche prospettive e punti di vista disturbanti e sconosciuti. I podcast sono stati poi montati dai registi Massimo D’Anolfi e Martina Parenti e musicati dal compositore Massimo Mariani. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino