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VENEZIA - C'è attesa in città per l'esordio del contributo di accesso, che avverrà oggi. Da più parti il provvedimento è stato nel passato discusso, tra dubbi, perplessità, ma anche con la consapevolezza che qualcosa si debba fare per porre un freno all'eccesso di turismo che morde la città. L'auspicio espresso da più voci è che il contributo funzioni, come afferma Matteo Masat, segretario della Confartigianato: «Vedo bene, positivamente, tutto ciò che va in direzione di governare il turismo in eccesso. Consideriamolo però una prova, non una soluzione: il tema è complesso, quindi va bene andare per prove, tentativi, adattamenti. Anche perché bisogna imparare come farlo funzionare».
GLI ARTIGIANI
Masat conferma la mano tesa al Comune in caso di necessità: «Saremo collaborativi al massimo, spero però che i tornelli siano l'ultima ratio per il controllo, visto che gli anni di tecnologia e lo sviluppo come quello dell'Intelligenza artificiale possono evitare questi brutti strumenti, che sono impattanti, ingombranti e scomodi.
I COMMERCIANTI
Roberto Panciera, presidente dell'Ascom e già assessore al Turismo, ripercorre il suo passato: «Da assessore avevo presentato al sindaco Orsoni un progetto di massima per la prenotazione alla visita della città di Venezia. Suonava diverso dal versamento di un obolo. Quella proposta aveva la possibilità di organizzare la città nei picchi di turismo, gestendo i flussi con l'aggiunta di servizi pubblici e, in caso si rendesse necessario, anche sensi unici come accade a Carnevale». Panciera ribadisce che l'obiettivo da comunicare è diverso: «Questa idea andava promossa in un piano triennale a maglie sempre più strette, perché si comunicava al mondo che Venezia voleva garantire la visita più confortevole. Con questa soluzione è passata la nozione di contributo, di tassa, un aspetto che non aiuta a capire il senso ultimo della manovra, che va nella direzione di organizzare la città. Si tratterà di abituarci alla prenotazione». Semmai c'è la preoccupazione legata ai costi: «C'è il rischio, soprattutto all'inizio, che i costi siano superiori agli introiti, ma era giusto cominciare. Ci saranno aggiustamenti e miglioramenti, perché non è facile il controllo. Le persone vanno intercettate quando arrivano, lì servono i tornelli, come in stazione a Milano».
GLI ESERCENTI
Speranzoso è anche Claudio Vernier, dell'associazione piazza San Marco: «Speriamo che funzioni: abbiamo fatto alcune proposte, qualcosa è stato recepito, altro no. C'è di buono che è una sperimentazione e pare di capire che ci sia disponibilità a cambiare in corsa, rivalutando le scelte se dovessero esser sbagliate. Ci stupisce comunque l'assenza di un numero massimo e la preoccupazione che pur di entrare, magari auspicando ci sia poca gente, ci sia comunque chi è disposto a pagare».
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