Mascherine chirurgiche non a norma: scovata rete internazionale di contrabbandieri, giro da 17 milioni di euro

Nave carica di container
UDINE - Un'organizzazione criminale transnazionale, attiva nel contrabbandare - sottofatturandone il valore in importazione - e distribuire, cancellandone le tracce,...

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UDINE - Un'organizzazione criminale transnazionale, attiva nel contrabbandare - sottofatturandone il valore in importazione - e distribuire, cancellandone le tracce, tonnellate di articoli di elettronica, da gioco, di abbigliamento e mascherine chirurgiche non a norma, è stata scoperta dai Funzionari dell'Agenzia delle Accise, Dogane e Monopoli, coadiuvati da Eurojust, Olaf ed Europol.



Le indagini, costola di un procedimento nato dal sequestro, in Friuli, di un camion carico di merci provenienti dalla Cina, operato a fine 2018, sono state dirette dalla Procura della Repubblica di Udine e condotte dai Funzionari delle Dogane della Direzione Antifrode di Roma e dell'Ufficio di Udine. Il lavoro sinergico dei due Uffici ha permesso di svelare l'esistenza di una vasta rete criminale che, diretta da importanti imprese cinesi, era in grado di importare, nel vecchio Continente, volumi enormi di merci di qualunque natura, incluse, da ultimo, le mascherine facciali, sfruttando un meccanismo normativo che consente, una volta sdoganate le merci in Europa, di sospendere il pagamento dell'IVA quando se ne dichiara l'immediata destinazione ad altra società residente in un
diverso Paese dell'Unione Europea. 

Grazie a questo espediente, la «regia» cinese è riuscita a far partire, dai porti di Grecia e Slovenia e dalle dogane slovacche e ungheresi - dopo averli importati dichiarandone un valore sensibilmente inferiore a quello reale (da cui il «contrabbando» per sottofatturazione) - centinaia di container, stipati di ogni bene, indicandone la destinazione o a società completamente ignare o ad operatori commerciali inesistenti, intestati a prestanome, con il comune scopo di scaricarne contabilmente la cessione, agevolandone l'immediata distribuzione illecita, e sterilizzarne, senza alcuna intenzione di pagarlo, l'ingente debito fiscale.

In ognuno dei Paesi interessati, le indagini hanno rivelato l'esistenza di strutture operative - composte da esperti contabili, logistici e commerciali - interlocutrici dirette degli organizzatori cinesi. Un significativo contributo alla riuscita dell'operazione, battezzata «Draconarius», è stato dato dalle strutture specialistiche di Olaf ed Europol e da Eurojust, sotto la cui egida è stata costituita una Squadra Investigativa Comune con funzionari doganali ed appartenenti ai corpi di polizia di Slovenia, Ungheria e Francia.


Nel gennaio 2021, dopo due anni di indagini, nel corso di un «Action day», coordinato dalla sede di Eurojust a L'Aja, sono state contestualmente eseguite decine di perquisizioni tra Italia, Malta, Ungheria e Grecia, nel corso delle quali è stata appurata la fittizietà di gran parte degli operatori commerciali coinvolti nella frode e sono stati sequestrati documenti e computer la cui analisi ha confermato la struttura del meccanismo criminale ricostruito dalla Procura friulana. Le attività operative sono state condotte, in Italia, da 40 funzionari doganali della Direzione Antifrode e delle Direzioni Territoriali Veneto e Friuli, Lazio, Toscana e Lombardia.In Italia sono 9 le persone indagate, accusate, a vario titolo, di contrabbando, emissione di fatture false e riciclaggio. Altissimi i volumi della frode, quantificati dagli investigatori in oltre 17 milioni di euro. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino